“Voglio che tu sia come sei”. Anoressia, iniziamo da qui

“Voglio che tu sia come sei. Ti accetto così. Ti amo così. E per me vali molto perché tu vali molto“. Se si potessero riscrivere le ninne nanne forse questa dovrebbe entrare a pieno titolo nella play list delle cose da canticchiare ad un figlio ogni sera mettendolo a letto. Forse glielo diciamo troppo poco. Perché lo diamo per scontato o perché, sotto sotto, non lo pensiamo del tutto. Accettare i figli per come sono e non per come potrebbero essere se solo rispettassero i nostri sogni, i nostri ideali, i nostri valori. Accettarli anche quando sono molto diversi da come ci eravamo immaginati, da come volevamo che fossero. E’ una sfida enorme, è vero. Ma vale la pena provarci. «I nostri ragazzi, i nostri bambini, sempre più soffrono di un disagio profondo legato ad una mancanza di autostima. Non importa quanto sono intelligenti, capaci, belli loro credono di non valere nulla. E portano dentro di loro una ferita che ha origini lontane, di quando erano molto piccoli. I genitori non ne hanno ‘colpa’ perché non c’è dolo o intenzionalità. Ma a volte ne sono inconsapevolmente responsabili. Allora, il consiglio che mi sento di dare è: ascoltiamoli, accettiamoli, sosteniamoli. E se necessario facciamo un passo indietro pronti a farne uno avanti quando ci vengono a cercare. Perché si sentono sempre più soli e disorientati. E depressi». E’ un pugno nello stomaco il ritratto del disagio giovanile che delinea Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta, Direttore della rete DCA USL 1 dell’Umbria, docente al Campus Biomedico di Roma ma soprattutto grande esperta in disturbi dell’alimentazione.

Accettare i figli al di là delle proprie aspettative non è un compito facile. Uno sforzo, però, che vale la pena fare. Qual è la posta in gioco?
In gioco c’è tanto, ci sono i ragazzi stessi. Hanno un deficit di autostima enorme, non si sentono mai all’altezza e non si sentono mai adeguati. Quando tutto questo li prevarica ecco che sono persi. Sta aumentano il numero dei ragazzi con depressioni importanti, con disturbi del comportamento border line, con segni di un disagio psichiatrico importante. L’anoressia nervosa spesso è legata a tutto questo, è un campanello d’allarme di qualcosa di ancora più grave, se possibile. Di un problema psichiatrico che deve essere affrontato.
Si parla tanto di anoressia nervosa ma sembriamo girare a vuoto. Perché i numeri non calano, anzi. Qual è la fotografia?

E’ quella di un dramma in continuo aumento. E non si tratta di numeri legati al fatto che oggi se ne parla di più. E’ che sono proprio di più i casi. E la fascia si è allargata enormemente. Vediamo bambine di 8-10 anni, donne adulte che entrano nel tunnel dell’anoressia nervosa a 40-50 anni per la prima volta e molti maschi. Tutte categorie che fino a qualche anno fa non erano interessate dal problema.
Ma almeno c’è più consapevolezza? Si interviene prima?
No. Mediamente c’è un ritardo di intervento di circa tre anni. E questo nonostante le famiglie chiedano aiuto, siano preoccupate. Non è un caso che siano state proprio le Associazioni a chiedere a gran voce al Ministero della Salute di istituire il ‘codice lilla’ al pronto soccorso per gestire al meglio le persone con disturbi alimentari. Ho fatto parte Tavolo di lavoro specifico, coordinato dal ministero della Salute, che ha elaborato le “Raccomandazioni per interventi in Pronto Soccorso per un Codice Lilla” e le “Raccomandazioni per i familiari”. Dal 1 gennaio prossimo il codice lilla sarà operativo in tutti i Pronto Soccorso e sarà un enorme passo in avanti.
In cosa consiste il ‘codice lilla’?

Oggi assistiamo in genere a questa situazione: una ragazza con gravi problemi di anoressia nervosa si sente male e viene portata dai familiari al Pronto Soccorso. I sanitari la visitano, la sottopongono a normali esami di routine (che non sono in grado di evidenziare i sintomi dell’anoressia), chiedono alla ragazza il perché del suo scarso peso e si accontentano di risposte generiche. Ovviamente la ragazza nega di avere un problema perché la negazione è la chiave stessa della malattia. Così, se non è in fin di vita, la rimandano a casa. E i genitori tornano al punto di partenza. Non viene quasi mai richiesta la consulenza psichiatrica. E’ questa l’unica via – insieme ad esami diagnostici specifici – l’unico modo per capire se quella ragazza è affetta da anoressia e quindi ricoverarla.
Intercettarla al primo accesso al Pronto Soccorso significa trattarla precocemente.
Esattamente. Significa salvarle la vita e la salute. Se già al primo episodio grave la ricovero non perdo tempo inutile e non rimando il problema sulle spalle della famiglia. Oggi ci sono ragazze che ci raccontano anche di 3-4 accessi al Pronto Soccorso in un anno terminati tutti con il ritorno a casa.
Dal 1 gennaio 2019 speriamo che in tutta Italia queste nuove indicazioni diventino operative e venga così meno quella disomogeneità di cura e trattamento che c’è tra Regione e Regione, tra pronto soccorso e pronto soccorso.
Avete redatto anche delle ‘Raccomandazioni per i familiari’.
Hanno l’intenzione di aiutare i familiari di pazienti affetti da Disturbi Alimentari, fornendo loro delle prime risposte su come riconoscere i sintomi dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione e aiutandoli a comprenderne la natura e a fornire un supporto pratico, soprattutto per la gestione dei pasti.
Sul sito del Ministero della Salute è possibile trovare tutti i documenti, sia sul codice lilla che sulle raccomandazioni per i familiari. Ecco qualche consiglio in pillola tratto proprio dalle Raccomandazioni per i familiari:
Se si desidera individuare precocemente i sintomi dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione nei propri figli o aiutare una persona che ne è affetta è importante imparare a conoscere alcune caratteristiche di questi disturbi.
I principali sintomi dei disturbi dell’alimentazione sono i seguenti:
la restrizione alimentare che si può presentare come mettersi a dieta, eliminare determinati cibi e gruppi alimentari, saltare i pasti, mangiare cibi molto ricchi di fibre, calcolare le calorie degli alimenti, bere grandi quantità di liquidi e bibite dietetiche, modificare lo stile alimentare passando a diete vegane o vegetariane ecc…;
- l’esercizio fisico eccessivo, cioè praticare sport oltre a quello richiesto dall’allenatore, fare molto movimento allo scopo di perdere peso;
- gli episodi di abbuffata, cioè l’assunzione di grandi quantità di cibo associata alla sensazione di perdita di controllo nei confronti dell’alimentazione; questi episodi vengono vissuti per lo più in solitudine, mangiando di nascosto e con un forte senso di colpa e di fallimento. Gli episodi di abbuffata spesso sii verificano dopo periodi più o meno lunghi di restrizione alimentare o in risposta a stati di sofferenza emotiva;
- il vomito autoindotto, che viene utilizzato per eliminare il cibo assunto nelle abbuffate o per eliminare pasti normali che vengono soggettivamente considerati eccessivi;
- la preoccupazione per l’immagine corporea che si esprime perlopiù come desiderio di magrezza e controllo frequente del peso e della forma del corpo.
- depressione dell’umore, tristezza, rabbia, isolamento sociale, ossessioni, stati ansiosi e altri disturbi emotivi e psicologici che possono accompagnare i sintomi sopradescritti e spesso sono accentuati dallo stato di malnutrizione.
Quando un genitore riconosce nel proprio figlio/figlia comportamenti riconducibili a quelli sopradescritti, è importante che ne parli con il pediatra o con il medico curante per essere aiutato nella valutazione e nel definire le procedure da seguire per una valutazione specialistica.
Come faccio a capire se mio/a figlio/a soffre di un Disturbo della Nutrizione e dell’Alimentazione?
I Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione producono alterazioni del comportamento, del modo di pensare, dello stato psicologico e dello stato di salute dell’individuo. La semplice alterazione del comportamento alimentare si può distinguere dalla vera e propria malattia in relazione alla qualità della vita.
Come mi devo muovere se i campanelli di allarme mi fanno pensare ad un Disturbo della Nutrizione e dell’Alimentazione?
È necessario poterne parlare: con gli altri componenti della famiglia, con gli insegnanti e tutte le figure di riferimento che ruotano intorno al vostro caro per poter cogliere altri punti di vista. Fondamentale un confronto con il medico di base o pediatra di riferimento e la possibilità di accedere a centri specializzati in queste patologie presenti sul territorio italiano per una corretta diagnosi e una progettazione di un adeguato percorso terapeutico
Dove cercare aiuto?
È importante confrontarsi innanzitutto con il medico di famiglia o il pediatra, i quali possono fare da tramite con i servizi della rete regionale dei DA. È necessario cercare aiuto in centri specializzati per il trattamento e la cura dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione. I servizi specialistici sono fondati sul principio di multidisciplinarità dove si può attuare un progetto terapeutico sui vari versanti: psicologico, psichiatrico, nutrizionale e riabilitativo, versanti che necessariamente debbono integrarsi per percorrere il cammino verso la guarigione. Per individuare i servizi del territorio si può consultare la mappa nazionale presente sul sito www.disturbialimentarionline.it o chiamare il Numero Verde SOS DA 800180969.
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