Trapianti, le liste d’attesa non sono che la punta dell’iceberg
Attendono un organo. Attendono una telefonata che gli annunci il ritorno alla vita. Sono i pazienti in lista d’attesa che, nel nostro Paese, al 31 dicembre del 2015 erano 9070. La maggior parte di questi è in lista di attesa per ricevere un trapianto di rene (6.765) e rispetto agli altri organi, al paziente è offerta la possibilità di iscriversi in più liste d’attesa. Mentre sono 1.072 i pazienti iscritti in lista per il fegato, 731 per il cuore e 383 per il polmone. Nel 2015, dati definitivi al 31 dicembre, 3326 pazienti sono stati trapiantati a fronte dei 9070 in lista: solo il 37%. Oggi, il tempo d’attesa medio per un trapianto è di: 3,1 anni per un rene, 2 anni per un fegato, 2,8 anni per un cuore, 2,3 anni per un polmone e 3,2 anni per un pancreas. La mortalità complessiva, annua, dei pazienti in lista d’attesa è del 4,4%. Se si chiudessero le liste d’attesa per il trapianto, occorrerebbero tra i 2 e 3 anni per trapiantare tutti i pazienti già in lista.
In Europa al 31 dicembre del 2015 c’erano 56.504 pazienti in lista d’attesa per un organo. Nel 2015 i decessi durante l’attesa sono stati 3874 (6,9%).
« Per capire davvero le liste d’attesa – spiega Umberto Cillo, presidente eletto SITO in carica da gennaio 2017- è necessario rendersi conto che si tratta solo della punta di un iceberg. Impossibile non pensare a quanti pazienti a quelle liste neppure arrivano e per i più svariati motivi: perché muoiono prima, perché non ricevono una corretta diagnosi, perché nessuno gli prospetta come via d’uscita quella del trapianto. Pensiamo ad un cardiopatico gestito male o ad un cirrotico o ad un malato di tumore del fegato. Sono davvero moltissimi. E poi ci sono quelli in lista, quelli che la speranza di un trapianto la toccano con mano. Si tratta dell’emerso non del reale bisogno. Ma per leggere correttamente le liste d’attesa occorre fare dei distinguo e una premessa. Iniziamo da quest’ultima. In Italia l’allocazione degli organi è frutto di una rete trapiantologica eccellente che si basa su un criterio di urgenza e di necessità. Si scala la lista d’attesa in base alla gravità della situazione. E questo fa sì che il ‘tempo di attesa’ non sia più un parametro valido in assoluto. Posso entrare in lista e attendere due anni oppure posso entrare e vista la gravità essere tra i pazienti immediatamente più bisognosi. Chi ha più necessità viene operato prima. Negli Stati Uniti dove le compagnie assicurative obbligano i sanitari all’oggettivazione di tutti i parametri non c’è questo criterio di elasticità che invece è fondamentale. E veniamo ai distinguo. Le liste vanno lette organo per organo, guardando anche al tasso di mortalità e non solo al tempo medio di attesa».
Ecco dunque i flussi delle liste d’attesa per singolo organo. Nel 2015 sono stati trapiantati di rene 1580 pazienti che erano in lista con un tempo medio di attesa di 2,2 anni mentre 140 sono deceduti nell’attesa (1,6%); per quanto riguarda il fegato i trapiantati in lista sono stati 1071, il tempo di attesa 0,5 anni, i decessi 126 (mortalità in lista 5,3%); invece per il cuore i pazienti in lista trapiantati sono stati 246, hanno atteso mediamente 1 anno, mentre i decessi sono stati 76 (7,2%) la mortalità in lista. Ed infine il pancreas, con 50 trapianti, un tempo di attesa di 1,1 anni, 9 decessi e un tasso di mortalità in lista del 2,8%.
« Stare uno o due anni in lista d’attesa è un problema enorme – aggiunge Franco Citterio, presidente SITO attualmente in carica fino alla fine dell’anno e Presidente della Fondazione Italiana per la Promozione Trapianti d’Organo FIPTO – perché il quadro clinico del paziente spesso si aggrava. Dobbiamo fare il possibile perché questo tempo si riduca al minimo. E ancora una volta, inutile dirlo, torna il discorso sulle donazioni: donatori in morte cerebrale, donatori a cuore non battente, donatori viventi».