Scompenso cardiaco: parte la campagna “Il cuore non può aspettare”

Lo scompenso cardiaco è tra le malattie cardiovascolari quella meno nota e, per questo, ancora pericolosamente sottovalutata anche nel nostro Paese. Eppure più di 20 milioni di persone in tutto il mondo ne soffrono. Una cifra destinata a salire. Solo in Italia, questa patologia riguarda circa 1 milione di persone, e fa registrare 190mila ospedalizzazioni. Proprio dai numeri dello scompenso cardiaco parte “Il cuore non può aspettare”: campagna promossa da Novartis per lanciare un corretto messaggio orientato alla prevenzione del rischio e alla continuità terapeutica. La campagna, simbolicamente lanciata in occasione della Giornata Mondiale del Cuore 2020, si svolge in collaborazione con AISC, Associazione Italiana Scompensati Cardiaci, e con il patrocinio di SIC, Società Italiana di Cardiologia, FADOI, Federazione dei Dirigenti Ospedalieri Internisti e di SIMG, Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie.
Lo scompenso cardiaco progredisce silenziosamente, anche in assenza di sintomi evidenti, esponendo il paziente ad un elevato rischio. «Nel corso della vita una persona su cinque è a rischio di sviluppare scompenso cardiaco che, attualmente, è la causa più comune di ricoveri in ospedale imprevisti per le persone sopra i 65 anni, nonché il principale motivo di riammissioni non pianificate – dichiara Ciro Indolfi, Direttore dell’UO di Cardiologia-Emodinamica-UTIC dell’Università Magna Graecia di Catanzaro e Presidente SIC –Eppure, come abbiamo avuto modo di rilevare come Società Italiana di Cardiologia, durante il lockdown, anche in Italia, si sono drasticamente ridotti i ricoveri per scompenso cardiaco, anomalie del ritmo cardiaco e disfunzione di pacemaker e defibrillatori. Un pericoloso ritardo che ha comportato, in generale per tutte le patologie cardio-vascolari, anche un aumento della mortalità».
«Durante le prime fasi della pandemia – precisa Domenico Gabrielli, Direttore dell’Unità Operativa di Cardiologia dell’Ospedale di Fermo ‘A.Murri’ e Presidente ANMCO – noi clinici abbiamo registrato due problematiche differenti. La prima ha riguardato le attività di monitoraggio dei pazienti, programmate e non urgenti, che non hanno potuto essere erogate in quanto molti reparti sono stati chiusi. In questo caso, non è stato possibile ovviare alla situazione a causa, purtroppo, di un utilizzo ancora limitato della telemedicina. La seconda è stata relativa al calo fino al 50% degli accessi in Pronto Soccorso per tutti i pazienti con patologie cardio-vascolari che, proprio a causa del ritardo con il quale si sono presentati nelle strutture sanitarie, ha comportato un peggioramento netto delle loro condizioni. Tanto che stimiamo, nei prossimi anni, un aumento dei casi di scompenso cardiaco legati ai danni da infarto nel periodo Covid. In condizioni di normalità, invece, arrivando in tempo è difficile che il paziente esiti in un danno cardiaco significativo».
L’emergenza sanitaria ha comportato un’accelerazione in tema di digitalizzazione, sia dei pazienti, sia dei percorsi terapeutici, diventando, di fatto, un’opportunità. «Nei mesi dellockdown siamo stati incessantemente a fianco dei pazienti con scompenso cardiaco che non hanno potuto beneficiare di cure e controlli, supportandoli nelle loro necessità e ascoltandone i bisogni, al fine di supportarli nella gestione della propria condizione – commenta Maria Rosaria Di Somma, consigliere delegato AISC – Tra i nostri obiettivi, oltre alla corretta formazione del paziente, c’è la promozione del dialogo proattivo con il proprio medico. Per questo auspichiamo che la tecnologia digitale possa sempre più essere integrata nell’ambito del percorso di cura, garantendo anche a distanza, la continuità del monitoraggio e dell’assistenza di pazienti fragili, come quelli scompensati, direttamente al proprio domicilio».
Una gestione efficace del paziente con scompenso cardiaco non può prescindere da un approccio interdisciplinare, con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita e di ridurre le ospedalizzazioni. «Molti pazienti sono ormai cronicamente fragili e vanno incontro a frequenti riacutizzazioni di una o più delle patologie da cui sono affetti, proprio come lo scompenso cardiaco, che può portare a continue ospedalizzazioni – ribadisce Dario Manfellotto, Primario della UOC di Medicina Interna e Direttore del Dipartimento della Discipline Mediche dell’Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina di Roma e Presidente FADOI: Proprio per la loro complessità, gli scompensati vengono sovente ricoverati nei reparti di medicina interna, dove afferisce circa il 50% di questi pazienti, mentre il 30% arriva alle cardiologie e la rimanente quota viene ricoverata nelle geriatrie. Ecco perché, soprattutto in un periodo di emergenza sanitaria come quello che stiamo vivendo, è fondamentale l’impegno di tutti per definire percorsi di cura facilitati in cui medici di famiglia, specialisti territoriali e ospedalieri facciano squadra, sfruttando anche il potenziale delle tecnologie digitali».
Un percorso di cura in cui il ruolo del medico di famiglia diventa sempre più rilevante. «Una buona gestione dello scompenso cardiaco deve necessariamente iniziare con la sua prevenzione, a partire dalla consapevolezza di come i singoli fattori di rischio cardio-vascolare possano favorire nel tempo l’insorgenza di scompenso cardiaco– precisa Damiano Parretti, medico di Medicina Generale e Responsabile Nazionale Area Cardiovascolare SIMG. Noi medici di famiglia non possiamo prescindere dal monitoraggio attivo dei pazienti, sia asintomatici con fattori di rischio, sia diagnosticati, anche con il costante controllo dell’aderenza alle terapie. Inoltre, soprattutto in questa fase di emergenza sanitaria, una buona gestione si ottiene, anche grazie all’ottimizzazione della terapia e alla strategia vaccinale, entrambi fattori che portano a un minor rischio di ospedalizzazione e quindi ad una minore esposizione dei pazienti a contrare malattie nosocomiali».
“Il cuore non può aspettare”: un’azione comune di sostegno all’informazione Per trasferire con efficacia ai pazienti un corretto messaggio orientato alla prevenzione del rischio e alla continuità terapeutica, il ruolo dei professionisti della salute è decisivo. Saranno distribuiti materiali informativi negli studi degli MMG, locandine informative nei centri ospedalieri e nelle farmacie aderenti. La campagna proseguirà per il mese di ottobre sulla pagina Facebook di Ascolta il Tuo Battito, il programma in cui l’iniziativa si inserisce. Il tema “Il cuore non può aspettare” diventerà inoltre il soggetto di un cortometraggio d’autore che sarà realizzato attraverso un challenge tra alcune delle più prestigiose scuole di regia italiane.
«In un periodo come questo, riteniamo sia importante richiamare l’attenzione sull’urgenza delle cure e la regolarità dei monitoraggi per pazienti fragili e che soffrono di patologie croniche come lo scompenso cardiaco – conclude Angela Bianchi, Head of Country Communications & Patient Advocacy Novartis Farma –. Reimmaginare la medicina per noi significa andare oltre l’offerta di soluzioni terapeutiche innovative e supportare i pazienti anche attraverso una corretta informazione orientata alla prevenzione e a una migliore gestione della patologia».
(Foto Pixabay)