Pap test addio? NO! Facciamo chiarezza

Pap test addio? No, decisamente no. Il pap test non va in pensione e le donne che ancora si sottopongono a questo importante test di prevenzione possono farlo con fiducia. La notizia che il test HPV abbia preso il posto del tradizionale pap test nei programmi di screening non significa che quest’ultimo sia inefficace, superato o inutile. «Il pap test non è andato in pensione, è ancora un test importante e le donne devono avere fiducia in questo controllo – spiega Basilio Passamonti, Direttore del laboratorio unico di screening dell’AUSL Umbria 1 e Presidente del Gruppo Italiano di Screening del Cervicocarcinoma (GISCI) – che resta un valido strumento per diagnosticare il tumore del collo dell’utero. Ma oggi, fortunatamente, grazie ai progressi della Scienza possiamo contare su un test in più, il test dell’HPV che ci permette di diagnosticare il tumore del collo dell’utero con 5 anni di anticipo. E’ un passo in avanti, un’evoluzione che tuttavia non cancella ciò che di valido rappresenta il pap test. Anzi, l’insieme di questi due test (se il test HPV risulta positivo si esegue anche il pap test sullo stesso campione di cellule, senza richiamare la donna) rappresenta quanto di più avanzato si possa fare nel campo della prevenzione e diagnosi precoce. L’HPV-Test, più sensibile, individua le donne con infezione in corso (che può anche risolversi da sola), mentre il Pap test, più specifico, va fatto successivamente per individuare l’eventuale lesione dovuta alla modificazione cellulare causata dal virus».
Era necessario fare un po’ di chiarezza perché in queste ore nei social stava dilagando la notizia che il pap test fosse stato messo in soffitta. In effetti, il Piano Nazionale Prevenzione 2014-2018 messo a punto dal Ministero della Salute ha previsto che nelle campagne di screening per le donne a partire dai 30-35 anni il test Hpv venga utilizzato come test primario perché più efficace nell’individuare il Papilloma Virus Humano, principale responsabile del tumore al collo dell’utero. Mentre nelle donne più giovani il Pap test resta l’esame da eseguire come prima scelta e con regolarità. «Tra i 25 e i 30 anni il pap test è il test di screening primario – spiega Rosa De Vincenzo, Responsabile del Centro di colposcopia e patologia del basso tratto genitale della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli – perché in questa fascia d’età con l’HPV test troppe donne sarebbero inviate ad esami di secondo livello quando, in realtà, l’infezione regredisce spontaneamente nella grande maggioranza dei casi senza provocare problemi. Si avrebbero, quindi, troppi ‘falsi positivi’. A partire dai 30 anni e fino ai 65 il test HPV dovrebbe essere il test di prima scelta e, solo nel caso in cui fosse positivo, si dovrebbe eseguire il pap test che avrebbe un importante ruolo di conferma o meno».
Ad oggi solo 6 Regioni hanno attuato il Piano, per arrivare a regime in tutta Italia bisognerà attendere il 2020. Questo cosa significa, che le donne che non eseguono il test HPV non fanno prevenzione? Assolutamente no.
«Nel Lazio – aggiunge De Vincenzo – in alcune ASL si stanno chiamando per lo screening con il test HPV le donne tra i 50 e i 65 anni, quelle in cui la regressione spontanea dell’infezione è molto più rara e quindi la positività all’HPV test si traduce in un maggior rischio. Poi, quando il sistema andrà a regime si chiameranno anche quelle dopo i 30 anni. Il test HPV ha dimostrato di avere una sensibilità maggiore – e quindi di essere più ‘precoce’ – rispetto al pap test ma questo non significa che il pap test sia inutile o inefficace. La Scienza è andata avanti e dobbiamo prenderne tutti i benefici, ecco perché auspichiamo che tutte le Regioni al più presto si adeguino. Ma nel frattempo le donne devono guardare al pap test con la fiducia che hanno sempre riposto».
«Bisogna lavorare affinché tutte le Regioni entrino a regime entro il 2020 – aggiunge Passamonti – perché la Scienza va avanti e bisogna adeguarsi. Ma non possiamo dimenticare che ci sono ancora Regioni in Italia dove la parola ‘prevenzione’ è prevalentemente lasciata all’iniziativa (e alle tasche) dei singoli che non possono fare altro che rivolgersi alla sanità privata. E questo è davvero inaccettabile».
Con l’aiuto del Gruppo Italiano Screening del Cervicocarcinoma (GISCI) cerchiamo di capire meglio a chi si rivolge il nuovo test Hpv.
Il Virus HPV e il carcinoma del collo dell’utero
Il virus HPV è la causa necessaria del carcinoma del collo dell’utero: si tratta del primo tumore riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come totalmente riconducibile ad una infezione. Il Prof. Harold Zur Hausen nel 2008 ha vinto il premio Nobel per questa scoperta fatta nel 1976. Oggi, grazie a un lungo lavoro di studio e ricerca nazionale e internazionale, i programmi di screening italiani stanno adottando gradualmente il test HPV al posto del Pap test, come nuovo test di screening per la prevenzione di questo tumore. Lo screening con test HPV, offerto alle donne di età dai 30- 64 anni, insieme alla Vaccinazione anti-HPV offerta alle ragazze nel 12° anno di età, consente infatti di migliorare la lotta contro con questa malattia.
Esistono circa 120 tipi di virus HPV, ma solo 14 (dato aggiornato dallo IARC) causano il carcinoma del collo dell’utero e per questo motivo sono chiamati oncogeni (o ad alto e medio rischio). Però, solo l’infezione che persiste nel tempo può determinare l’insorgenza di lesioni pre-tumorali e il carcinoma. Lo screening per il carcinoma del collo dell’utero ha proprio l’obiettivo di individuare le infezioni persistenti da tipi oncogeni.Finora, in Italia, il test di screening per la prevenzione del carcinoma del collo dell’utero è stato il Pap test, un esame che rileva le alterazioni delle cellule.
Da quando la ricerca scientifica ha dimostrato che il test HPV è più efficace del Pap test per la prevenzione del cervicocarcinoma, in Italia sono stati avviati i primi programmi di screening con test HPV, un esame molecolare di laboratorio che consente di individuare la presenza del virus prima che provochi alterazioni nelle cellule. Il test HPV per essere efficace deve essere fatto all’interno di un programma organizzato che garantisce protocolli e controlli di qualità adeguati. In questo nuovo programma il Pap test non scompare ma diventa un esame di completamento (Pap test di triage) che viene letto solo nelle donne risultate positive al test HPV.
Perché le donne più giovani sono invitate a fare il Pap test?
Alle donne più giovani, quelle tra i 25 e i 29 anni si consiglia comunque di fare il Pap test perché l’HPV è un’infezione a trasmissione sessuale e nelle fasce di età più giovani la prevalenza dell’infezione è maggiore e le infezioni sono spesso transitorie (guariscono da sole nel giro di qualche mese). Nelle donne più giovani, quindi, ci sono molte infezioni da HPV, ma solo poche diventano persistenti. Quindi, per le donne più giovani, il test di screening resta , almeno per ora, il Pap test che continua ad essere il test più efficace per la prevenzione del carcinoma del collo dell’utero in questa fascia d’età.
Perché il test HPV viene fatto ogni 5 anni? Il test HPV identifica con molto anticipo lo stato di rischio di una donna di avere una lesione rispetto a quanto avveniva con il Pap test e quindi è possibile fare il test meno frequentemente, cioè allungare i tempi tra un test HPV e il successivo. L’allungamento dell’intervallo di screening non è dovuto quindi a motivi di risparmio o tagli alla sanità di cui tanto si sente parlare in questo periodo, ma è dovuto al fatto che il test HPV è un test più protettivo, sensibile e sicuro rispetto al precedente. In Olanda l’intervallo di screening con test HPV è addirittura di sette anni. Per questo per la donna passare dai tre anni ai cinque anni di intervallo tra i test non comporta una minore sicurezza rispetto a fare un Pap test ogni tre anni.
Cosa succede se il test HPV è positivo?

Le donne che hanno una risposta di test HPV positivo sono controllate finché l’infezione non scompare. La presenza di infezioni da HPV nelle donne, specialmente le più giovani, è abbastanza frequente e non deve preoccupare.
Quando il test HPV è positivo, dallo stesso prelievo fatto per il test HPV viene eseguito anche un Pap test (Pap test di triage) che permette di vedere se il virus HPV ha già provocato o meno delle iniziali alterazioni delle cellule.
Solo le donne il cui Pap test di triage presenta alterazioni (che non vuol dire avere un tumore!) sono invitate a fare un esame che si chiama Colposcopia che è un esame di approfondimento e permette di vedere il collo dell’utero con uno speciale strumento chiamato colposcopio.
Se il Pap test di triage invece è negativo, cioè non mostra alterazioni cellulari, la donna sarà invitata dopo un anno ad eseguire un nuovo test HPV. La maggior parte di queste infezioni regrediscono spontaneamente nell’arco di 12 mesi, e solo le donne che dopo un anno avranno ancora il test HPV positivo per la persistenza dell’infezione saranno invitate a fare la Colposcopia.
Quanto è frequente il tumore del collo dell’utero?
In Italia si stima che il tumore colpisca circa 2.200 donne l’anno. Questo tumore è causato da un’infezione persistente da Papillomavirus umano (HPV). Esistono molti tipi diversi di virus HPV ed il rischio di cancro dipende fortemente da alcuni tipi ben identificati: ad esempio i virus HPV 16 e HPV 18 sono quelli maggiormente presenti nelle lesioni pretumorali e tumorali.

E’ importante conoscere il tipo di HPV a cui siamo risultate positive?
No, nello screening non importa conoscere il tipo di HP, per questo motivo il test HPV di screening non individua il tipo ma rileva solo se almeno uno dei 14 tipi oncogeni è presente. Infatti, i controlli da fare in caso di test HPV positivo sono sempre gli stessi e non sono condizionati dal tipo di HPV rilevato.
In cosa consiste il Pap test e in cosa si differenzia dal test dell’HPV?
Il Pap test si esegue su un piccolo campione di cellule prelevate dal collo dell’utero e viene letto in un laboratorio citologico con il microscopio mediante il quale si possono vedere le alterazioni morfologiche, ossia dell’aspetto delle cellule prelevate. Il Test HPV si esegue sempre su un piccolo campione di cellule prelevate dal collo dell’utero, però non è un esame morfologico ma un esame di biologia molecolare che permette di rilevare la presenza dell’HPV mediante l’individuazione del DNA virale.