Monete, ami e spille: ecco cosa ‘mangiano’ i bambini
Prendono la vita a morsi. Tutta in un sol boccone. D’altra parte perché non ingoiare la qualunque se questo vuol dire ‘conoscerla da vicino’? Logica stringente da bambino curioso. Perché sono piccoli esploratori del mondo e il pericolo è il loro mestiere. Così, per conoscere ciò che li circonda, osservano, toccano, assaggiano e, accidentalmente, ingoiano le cose più disparate. Negli ultimi 18 mesi al pronto soccorso dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù sono arrivati più di 500 bambini che hanno ingerito un corpo estraneo e per 90 è stato necessario un intervento in endoscopia per rimuovere gli oggetti. Si tratta delle cose più disparate: monete, spille da balia, chiodi, viti, ami da pesca, pezzi di plastica, ciondoli, bottoni. Tra i più pericolosi, magneti e batterie, in grado di perforare e ustionare i tessuti interni con conseguenze anche letali. Se si considera che le batterie sono di uso comune nei videogiochi e in numerosi dispositivi, non sorprende che l’ingestione, da parte dei più piccoli, rappresenti il 15% dei casi. Come il piccolo di quattro anni, portato al pronto soccorso per forti dolori addominali e salvato dai medici dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù che hanno scoperto la presenza di una disk battery nell’esofago grazie a una radiografia addominale, effettuata a causa del persistere dei sintomi. La batteria, probabilmente ingerita già da alcuni giorni, aveva sprigionato la sua carica elettrica bruciando i tessuti e mettendo a rischio la vita del piccolo. A poco più di un’ora dalla diagnosi, anestesisti, chirurghi endoscopici digestivi, cardiochirurghi, radiologo e infermieri di sala, erano pronti ad affrontare la situazione e le eventuali complicazioni. L’intervento di rimozione per via endoscopica si è concluso senza problemi.
«Le batterie di questo tipo – spiega Luigi Dall’Oglio, responsabile di Chirurgia Endoscopica Digestiva del Bambino Gesù – sono dette ‘killer’ perché le lesioni che provocano possono essere talmente gravi da causare la morte. Possono generare fistole (fori; canali di comunicazione) tra l’esofago e la trachea o tra l’esofago e le arterie toraciche, dando origine ad emorragie gravissime. E nel caso del nostro piccolo paziente la pila a bottone si trovava a soli 3 millimetri dall’aorta. La semplice rimozione endoscopica ‘ improvvisata’, perché dettata dall’urgenza, può essere motivo di una perdita di sangue irrefrenabile e potenzialmente mortale. In situazioni del genere è sicuramente necessaria la tempestività, ma bisogna agire attivando ogni possibile sistema di protezione e senza lasciare nulla al caso».
Basta un attimo di distrazione. Ecco cosa fare….e non fare
Sebbene sia impossibile controllare ogni azione dei bambini, è fondamentale evitare di lasciare alla loro portata oggetti ‘appetibili’ ma potenzialmente pericolosi. Nella maggior parte dei casi, l’ingestione di un corpo estraneo può avvenire senza una manifestazione clinica. Talora possono essere presenti dolore alla deglutizione con salivazione abbondante e rifiuto dell’alimentazione, dolore toracico o addominale.
Se presenti disturbi respiratori, escludere sempre la possibilità di un’inalazione.
Cosa non fare
Indurre il vomito e cercare di rimuovere l’oggetto con pacche dorsali o inserendo le dita nel cavo orale del bambino: si rischia di indurre il passaggio dell’oggetto dalle vie alimentari a quelle respiratorie, evenienza molto più grave.
Cosa fare
Il bambino deve sempre essere portato in Pronto Soccorso se è presente sintomatologia e se è stato ingerito (o anche nel solo sospetto d’ingestione) uno dei seguenti oggetti:
- batterie a bottone;
• più di un oggetto magnetico o di un magnete e di oggetti metallici;
• oggetti taglienti e appuntiti;
• bolo alimentare;
• oggetti smussi di grandi dimensioni;
• in tutti i casi dubbi sulla tipologia dell’oggetto ingerito.
Dietro ad ogni ‘ripescaggio’ c’è una storia. Fortunatamente a lieto fine
Gli oggetti recuperati dal corpo dei più piccoli, talvolta non senza rischi, sono raccolti nella bacheca esposta nel reparto di Chirurgia Endoscopica Digestiva del Bambino Gesù, nella sede del Gianicolo, a Roma. Lì, al ritmo di una o due volte a settimana, vengono effettuati interventi di rimozione di corpi estranei. E dietro ogni pezzo in bacheca c’è una storia, fortunatamente a lieto fine. Ne racconta alcune la pediatra – gastroenterologa Paola De Angelis, che da 22 anni si occupa di questi particolari ‘ripescaggi’.
La bambina salvadanaio. Dalle lire all’euro, gli oggetti più graditi sembrano essere le monete. In bacheca ce ne sono tantissime e sono finite nella pancia di bambini anche piccolissimi, insospettabili. «Il primo caso che ricordo – racconta De Angelis – è quello di Caterina, una lattante di pochi mesi di vita che, chissà come, era riuscita a inghiottire una moneta da 5 centesimi facendola passare nel suo minuscolo esofago. L’aveva trovata direttamente nel passeggino, sfuggita dalle tasche della mamma. I genitori se ne sono accorti perché la piccola piangeva, sembrava soffocare e cercava di vomitare. Precipitatisi al pronto soccorso, mamma e papà hanno ricominciato a vivere quando la monetina è stata estratta con l’endoscopio. Si era fermata dietro la gola, proprio all’inizio dell’esofago, molto vicina alle vie respiratorie».
Che fine ha fatto l’amo? «Questo caso risale a molto tempo fa, erano gli anni ‘80. Luca era in barca con il suo papà quando, invece di provare curiosità per il pesce appena preso all’amo, ha giudicato più interessante lo strano oggetto ricurvo e ha deciso di assaggiarlo. Controllando gli attrezzi da pesca, il papà ha notato che qualcosa mancava all’appello. Così è scattata la corsa al pronto soccorso. L’amo è stato rintracciato tramite una radiografia nella pancia del bambino che non mostrava alcun sintomo. Quell’oggetto appuntito, però, non sarebbe potuto passare indolore e senza conseguenze oltre lo stomaco. Data la sua potenziale lesività, è stato rimosso con poche manovre tattiche, utilizzando un endoscopio».
La spilla della gelosia. «Tra i tanti oggetti strani, ci è capitato di recuperare anche una spilla da balia. Era aperta, con la parte acuminata senza protezione, motivo per cui avrebbe potuto essere molto pericolosa. Ad offrirla come insolito pasto, spingendola direttamente nella bocca della bambina piccolissima dalla quale l’abbiamo estratta, era stata la sorella maggiore, scontenta per aver perso il suo status di unica principessa di casa. Messa alle strette dai genitori, l’autrice del piano ha confessato la malefatta. Dopo la corsa al pronto soccorso, la spilla è stata rimossa – senza ulteriori danni – con una pinza speciale dell’endoscopio che l’ha afferrata dall’estremità».
Lecca Lecca? Si mangia tutto, bastoncino compreso. Talmente buono, quel lecca lecca, da mangiarlo proprio tutto. «I genitori della piccola Giulia ci hanno raccontato come è andata» ricorda De Angelis. «Fratello e sorellina stavano sul divano a guardare la tv. Il papà si era assopito e la bambina gustava la sua caramella. Ad un certo punto, il bambino chiama il papà dicendogli che la sorella aveva ingoiato il bastoncino di plastica. Lei negava, lui insisteva. Alla fine il papà si è fidato del figlio e l’ha portata al pronto soccorso. La bimba non aveva sintomi e quel bastoncino non saltava fuori né con la radiografia – la plastica è “radiotrasparente”, quindi non viene rilevata – né dopo aver utilizzato un mezzo di contrasto. Così, basandoci solo sul racconto del fratello, Giulia è stata portata in sala operatoria, addormentata e sottoposta a endoscopia. In effetti il bastoncino di plastica era lì, nello stomaco. Era abbastanza lungo, perciò non sarebbe mai andato oltre col rischio di creare problemi da decubito».
Pericolosa attrazione. «Ci sono casi anche molto più complessi – sottolinea la pediatra – e alcuni piccoli pazienti devono affrontare dei veri e propri interventi salvavita. E’ successo così ad Andrea, un bambino trasportato nel nostro Ospedale con un’eliambulanza da un paesino del sud. Aveva una perforazione intestinale improvvisa, ed era in pericolo di vita. I genitori non avevano idea di cosa stesse succedendo: Andrea, infatti, era stato sempre bene, felice, giocoso. Una radiografia ha svelato l’arcano. Il bambino non aveva nessuna malattia misteriosa, ma nel suo corpo erano finite due barrette metalliche magnetiche che si erano attratte fatalmente perforando l’intestino. Le aveva ingoiate con incoscienza mentre ci stava giocando. Per salvargli la vita è stato necessario un intervento chirurgico molto complesso».
(Foto: Pixabay) (Le foto degli oggetti ingeriti vengono dalla bacheca dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma)