#leparolechevorrei, sono quelle che parlano di vita

Una parola. Ne basta una perché sia di conforto. Purché sia sincera. Purché sia d’amore. Purché sia quella giusta. Per trovarla basta poco. Ma può fare molto. Per una donna colpita da tumore ovarico può essere un tassello del puzzle della terapia. E lo hanno detto proprio loro, le donne, con le parole. Le hanno indicate -anzi verrebbe da dire che lo hanno reclamate – partecipando alla campagna #leparolechevorrei, lanciata su Facebook da ACTO, Alleanza contro il Tumore Ovarico. Perché una parola ‘giusta’ nel momento ‘giusto’ è un diritto del cuore. E trovarla un dovere di chi è a fianco di queste donne. La campagna ha raccolto suggerimenti e stimoli per comprendere quali parole dire o utilizzare con chi è colpito da questa neoplasia, che in Italia interessa 50.000 donne e che registra 5.200 nuove diagnosi ogni anno.
«Il futuro delle donne colpite da tumore ovarico sta migliorando in termini di sempre maggiore sopravvivenza e crescente qualità di vita. Due fatti importanti che ci hanno suggerito di lanciare questa campagna per cominciare a parlare e a far parlare della malattia in modo diverso – ha detto Nicoletta Cerana, presidente di ACTO – tralasciando parole che evocano scenari di lotta e di guerra, perché collegate alla severità della malattia, trovandone invece delle nuove e più positive perché le parole danno forma al pensiero, cambiano i comportamenti e, a seconda di come vengono usate, possono essere frecce da scagliare o scialuppe di salvataggio».
Composta da due video, la campagna ha raggiunto più di un 1.500.000 persone in rete, generando circa 100.000 visualizzazioni e 50.000 interazioni. Da tutte le risposte e dai suggerimenti pervenuti sono stati estrapolati 5 buoni consigli buoni .

- Le parole giuste sono le parole in cui si crede e in cui credere. La sincerità ripaga, sempre
- Le parole giuste sono le parole d’amore. Esprimete tutto il vostro affetto
- Le parole giuste sono quelle senza giri di parole. Proponete soluzioni concrete
- Le parole giuste possono non essere parole ma semplici gesti. Se non sapete che dire, fate!
- Le parole giuste sono quelle che vi auguriamo di ascoltare. La speranza genera speranza

Il video che sintetizza l’esito della campagna è disponibile a questo link
«Noi pazienti non ci sentiamo affatto guerriere –ha sottolineato Mirosa Magnotti, presidente di Acto Campania – chiamate all’ultima sfida tra la vita e la morte. Siamo solo donne che devono convivere a lungo con una malattia complessa e che hanno bisogno non solo di terapie efficaci ma anche di parole sincere che infondano fiducia, speranza, coraggio. Insomma, di parole che fanno guarire».
«Le donne affette da tumore ovarico – ha dichiarato Nicoletta Colombo, ProfessoreAssociato di Ostetricia e Ginecologia, Università degli Studi di Milano-Bicocca e Direttore del programma ginecologia oncologica, IEO – hanno oggi a disposizione numerose opzioni terapeutiche che consentono di vivere molto più a lungo rispetto al passato. Uno degli obiettivi fondamentali della ricerca degli ultimi anni è stato proprio quello di identificare delle terapie in grado di prolungare il periodo senza recidiva e, quindi, senza i sintomi della malattia e gli effetti collaterali della chemioterapia necessaria per curare la recidiva tumorale».
«Sapere che la ricerca è molto attiva e che ci sono molti nuovi farmaci che si stanno avvicinando allo scenario terapeutico – ha sottolineato Sandro Pignata, Responsabile del Dipartimento di Uro-ginecologia dell’Istituto dei Tumori IRCCS-Fondazione Pascale di Napoli – è di grande incoraggiamento e questo è un argomento che io utilizzo molto perché il fermento scientifico nel settore è di grande aiuto per la paziente. E appena 5-6 anni fa questo non era così».

«Oggi sappiamo che le parole curano, anche a livello biologico e non solo psicologico – ha dichiarato Elisabetta Razzaboni, psicologa e psicoterapeuta dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Modena – quindi vanno usate con competenza e coerenza. Sviluppare una cultura “del come parlare e del come sostenere”, diventa un fattore fondamentale. Lo stare accanto, l’esserci, insieme alla capacità di infondere un senso di fiducia, sono sicuramente elementi di positività che producono effetti benefici».
«La sfera psicologica ed emotiva di coloro che sono colpiti dalla malattia è un elemento importante nel percorso terapeutico e questo ce lo confermano gli psicologi e anche i medici – ha sottolineato la Senatrice Maria Rizzotti, membro della Commissione Igiene e Sanità del Senato, intervenendo al convegno promosso su sua iniziativa – è quindi necessario che di questo se ne tenga adeguato conto, per quanto possibile, anche nelle future scelte di politica sanitaria».

(Foto: Pixabay)