L’ Asperger non è una malattia

Oggi è la giornata mondiale dedicata alla Sindrome di Asperger. Una sindrome che ha il nome del medico austriaco, Hans Asperger, che per primo ha riconosciuto e descritto, agli inizi degli anni ’40, caratteristiche comportamentali comuni che necessitavano di una diagnosi specifica. La sindrome di Asperger è tra i disturbi dello spettro autistico e non è semplice arrivare ad identificarla tempestivamente.
«Intorno ai 7 anni molti bimbi con Sindrome di Asperger definiti anche Aspie, già sognano sotterranei desideri, esprimono una conoscenza superlativa “selettiva”, costruiscono lego al di sopra della norma. Assorbono libri come fossero scanner. Ma proprio la loro capacità estrema di processare tutto ciò che è intorno, li rende distanti dalle relazioni con gli altri. Faticano a capire le teorie che regolano le relazioni, vanno in corto circuito di fronte alle bugie bianche. Tipicamente visti come eccentrici e particolari dai compagni di classe, le loro scarse abilità sociali, la goffaggine ed un interesse ossessivo per argomenti spesso poco comuni, li rendono vittime e capri espiatori “ideali”. La loro qualità di vita spesso fa i conti con l’ìpersensibilità dei cinque sensi, la difficoltà di filtrare un rumore e interpretarlo. In un mondo sociale, talvolta vengono considerati come indifferenti o insensibili, ma in realtà sono al contrario, bambini o ragazzi che non riescono ad orchestrare le loro emozioni interne, ponendosi quindi in una distanza “apparente”» spiega, sul sito della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli, Daniela Chieffo, neuropsicologa e psicoterapeuta della Fondazione,docente dell’Università Cattolica Campus di Roma.
«Solo negli ultimi anni si sta definendo in modo specifico una diagnosi quanto più precoce possibile, cosi da fornire ai bambini con Sindrome di Asperger, alle loro famiglie e a tutte le persone che operano intorno a lui, una “valigia” di attrezzi al fine di favorire un’integrazione sociale e lo sviluppo e il recupero di un’intelligenza emotiva sommersa» conclude Daniela Chieffo.
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