Il lifting diventa liquido e senza bisturi

Liquid lifting significa riempire con un filler, acido ialuronico o idrossiapatite di calcio, per riportare in tensione i legamenti zigomatici o mandibolari che con l’invecchiamento si ammorbidiscono e si rilassano. E’ una procedura non invasiva perché si tratta di ottenere un riposizionamento dei tessuti molli verso l’alto, agendo sulla struttura ossea. Le ossa, infatti, rappresentano nel viso dei punti di ‘ancoraggio’ forti per i tessuti molli, il grasso e le guance, sia attraverso i legamenti che ancorano la superficie all’osso, limitandone lo slittamento verso il basso, sia perché l’osso stesso, proprio per il volume che ha, riempie i tessuti stessi e li distende in superficie.
«Aumentare i volumi ossei -spiega Emanuele Bartoletti presidente della Società Italiana di Medicina Estetica in occasione del 40° Congresso SIME appena concluso – significa cercare di riempire un poco quel ‘sacchetto svuotato’ e riportarlo verso l’alto, ad esempio sullo zigomo o sulla mandibola e poi riempire per esempio proprio quella parte che si trova davanti all’orecchio, dove c’è una struttura abbastanza importante, la fascia parotidea, che se riempita e gonfiata leggermente riporta in alto tutti i tessuti della parte intermedia del viso, quella della guancia, per intenderci. Riempire l’osso vuol dire aumentarne il volume, mettendo del filler sulla sua superficie per aumentarne la ‘prominenza’. Una tecnica ‘nuova’, con filler già in uso. L’unica cosa cui bisogna prestare attenzione è che c’è un limite a questa operazione: non possiamo continuare a ‘sollevare tessuti’ riempiendo progressivamente la faccia delle persone, perché così si rischia quello che si vede sempre più spesso in giro: visi ‘strapieni’ per sollevare i tessuti quando questi, però, sono ormai scesi troppo».
«Non è facile indicare qual è l’età giusta – prosegue Bartoletti – per intervenire con il liquid lifting: ci sono visi già invecchiati a 30 anni causa di dimagrimenti eccessivi o cedimenti precoci, come donne che a 60 anni stanno benissimo perché dotate di zigomi prominenti che non facilitano il cedimento dei tessuti. Però, in tutti i casi in cui si assiste ad un cedimento dei tessuti molli che riguarda il viso – attenzione, non il collo, perché il liquid lifting qui non ha effetti, e quindi non è indicato – in cui ancora non ci sia l’indicazione ad un lifting. Un intervento indicato nella fase iniziale del cedimento dei tessuti»
«Siccome si usano filler che hanno una densità (cross-linkaggio) importante – conclude Bartoletti – questi hanno una durata altrettanto importante: può essere sufficiente intervenire anche una sola volta ogni sette-otto mesi. In qualche caso, comunque, può essere necessaria una quantità maggiore di filler, fino a tre-quattro fiale necessarie per ricostituire una valida impalcatura e soprattutto non infiltrate in un’unica seduta, ma distanziate di almeno 1 settimana per dare il tempo ai tessuti di adattarsi alla nuova condizione. Ma è una quantità da non superare per non andare verso ‘l’effetto-palla’. Se con questa quantità non si ha un risultato sufficiente non ha senso andare oltre, perché siamo al di là. Siamo di fronte alla standardizzazione di una tecnica in uso da tempo ma che non era mai entrata nell’uso comune. E la standardizzazione è un fatto assolutamente positivo nelle tecniche e nelle metodiche, perché ne inquadra meglio indicazioni e limiti».
(Foto Pixabay)