I sub ‘vintage’ e gli affari di cuore (l’amore non c’entra)

La passione per il mare non conosce età. E nemmeno quella per la subacquea. Anzi, sono sempre più i sub con i capelli bianchi che bombole in spalla si tuffano nel blu. Non ci sono vere e proprie controindicazioni purché, come per ogni attività fisica, non ci si dimentichi che gli anni ci sono. L’esperienza aiuta senza dubbio ma bisogna tener conto anche dei limiti fisici correlati all’età. Perché un subacqueo è prima di tutto una persona, con i suoi ‘acciacchi’ e le sue malattie che, con il progredire degli anni spesso sono croniche e richiedono anche l’uso costante di farmaci.
«Quello dei subacquei ‘anziani’ è uno degli argomenti più attuali e più dibattuti dalla comunità scientifica che si occupa di medicina iperbarica e di fisiopatologia delle immersioni » spiega Luca Revelli, docente dell’Università Cattolica di Roma e direttore del Master di Medicina del Mare. «I subacquei della prima ora, quelli che si sono formati negli anni Ottanta e Novanta, ai tempi del boom della subacquea ricreativa (turistica, sportiva), hanno oggi i capelli bianchi. Molti di loro non hanno perso la passione per gli abissi, anzi, si cimentano in immersioni sempre più particolari, andando alla ricerca di situazioni sfiziose per profili, caratteristiche dei siti (cenotes, grotte, città sprofondate, relitti di navi, aerei, elicotteri) e latitudine (nuove mete tropicali)».
«Tutti gli studi tradizionali sulla fisiopatologia delle immersioni sono stati fatti su ventenni (o poco più) – aggiunge Luca Revelli – e le stesse tabelle di decompressione sono state elaborate su giovani marinai americani. E’ chiaro che a cìnquant’anni (e oltre) tutto il metabolismo e le risposte
fisiologiche all’iperbarismo siano diverse. E per lo più sconosciute (o poco conosciute). Nuovi studi devono essere fatti su questi ‘anziani moderni’: prima di tutto sulle profondità da raggiungere. Con l’aumentare delle primavere sarebbe opportuno ridurre le ATA. A rischio soprattutto l’endotelio, il rivestimento epiteliale più diffuso del nostro organismo, che ricopre arterie, vene, vasi linfatici e cuore. Con l’età aumenterebbe la suscettibilità all’infiammazione, che potrebbe innescare meccanismi di danno cardiovascolare». «L’ultima immersione che ho fatto è stata in Salento. In un paradiso trasparente a largo di Santa Caterina di Nardò. Ci hanno accompagnato i ragazzi del diving Costa del Sud. Eravamo una decina: con i miei 55 anni ero il più giovane!» conclude Revelli.
Uno studio americano avverte:
dimagrite e smettete di fumare

I subacquei più anziani e in sovrappeso devono rimettersi in forma prima di scendere in acqua. E smettere di fumare. E’ l’unica strada se non si vogliono davvero attaccare gli erogatori al chiodo. Ne guadagna la salute e il divertimento. E’ questo il consiglio che viene da un ampio studio pubblicato sull’European Journal of Preventive Cardiology, una pubblicazione della Società Europea di Cardiologia (ESC). Un consiglio che potrebbe sembrare apparentemente banale (in fondo basta riuscire ad entrare nella muta!) ma che non lo è visto che è il frutto di uno dei più ampi studi condotti sul rischio cardiovascolare nei sub avanti con gli anni tra la popolazione generale e non tra i professionisti. «Le problematiche cardiache sono oggi un fattore determinante per le vittime delle immersioni – spiega Peter Buzzacott, dell’University of Western Australia, autore dello studio – perché i subacquei che hanno imparato ad immergersi anni fa e che ora sono vecchi e in sovrappeso, con ipertensione e colesterolo alto, sono a maggior rischio di morire». Detta così un po’ spaventa. Ma i dati sono chiari. Mentre i decessi per le immersioni ricreative sono rari, il numero di problemi cardiaci sta salendo. Dal 1989 al 2015, la percentuale di incidenti mortali nei sub tra i 50 e i 59 anni è aumentata costantemente dal 15% al 35%, mentre gli incidenti mortali tr agli over 60 sono aumentati dal 5% al 20%. Gli eventi cardiaci sono ora la seconda causa di morte dopo l’annegamento. «Solitamente – aggiunge Buzzacott – non sono i nuovi sub ad avere problemi di salute perché si dovrebbero essere sottoposti ad esami di controllo ma i subacquei più anziani che ignorano questo tipo di attenzione.Nessuno di noi è giovane come una volta ed è importante rimanere in forma per le immersioni. Il padre dello scuba, Jacques Cousteau, stava facendo immersioni a 90 e l’attuale subacqueo più vecchio del mondo è 94. Sembra che sia in ottima forma e questo è il modello per tutti noi se vogliamo continuare a tuffarci nei nostri anni da senior. Lo sono certamente».
La subacquea non è un’attività per ‘nonni fuori forma’

Passo passo, con l’aiuto dei consigli del DAN Europe (Divers Alert network Europe, una fondazione internazionale senza fini di lucro che, dal 1983, assiste i subacquei in difficoltà e conduce ricerche scientifiche per rendere l’immersione sempre più sicura) ecco tutti i consigli su come immergersi in sicurezza a dispetto della data di nascita sulla carta di identità. Perché anche se una ricerca di qualche tempo fa proprio del DAN aveva messo in evidenza che le immersioni sportive avrebbero la stessa pericolosità del gioco delle bocce, la subacquea non è un’attività da nonni fuori forma. Forse, in quel caso, sarebbe davvero meglio limitarsi alle bocce. Ecco allora tutte le informazioni utili per mantenere alti standard di sicurezza o per decidere che è arrivato il momento di attaccare gli erogatori al chiodo.
L’invecchiamento può favorire malattie croniche spesso associate alla costante assunzione di farmaci. I farmaci devono essere compatibili con le immersioni; lo stesso vale per ausili e dispositivi medici come il pacemaker. È quindi necessario avere il parere di un medico subacqueo. Nel valutare l’idoneità alle immersioni, il medico deve considerare le limitazioni proprie dell’età:
- riduzione della prestanza fisica
- riduzione della forza e della resistenza
- alterazione della funzione polmonare
- allungamento dei tempi di reazione
- riduzione della resistenza al freddo
Le immersioni già di per sé innescano reazioni fisiche che possono avere effetti negativi, specialmente sui subacquei meno giovani.
- Spostamento dei fluidi verso il centro del corpo
- Vasocostrizione cutanea
- Aumento significativo dell’escrezione di urina
Conseguenza inevitabile è una notevole perdita di liquidi. Negli anziani gli effetti possono essere particolarmente indesiderabili, perché già tendono a bere poco. La disidratazione può svilupparsi rapidamente, soprattutto d’estate o in climi tropicali e subtropicali, e causare gravi incidenti subacquei. Il “sangue denso” non riesce a contribuire efficacemente all’eliminazione del gas inerte.
Inoltre, il sistema cardiovascolare viene messo particolarmente a rischio. Lo spostamento di fluidi verso il centro del corpo costringe il cuore a pompare improvvisamente di più. Se anche la circolazione cutanea è ridotta, il cuore deve sforzarsi per vincere una resistenza ancora maggiore. Le possibili conseguenze dirette sono:
- ipertensione acuta
- disturbi cardiocircolatori
- insorgenza di aritmie cardiache
- dispnea acuta
Malattie cardiache preesistenti possono determinare non solo gravi problemi di salute in acqua, ma anche aumentare il rischio di annegamento e di morte cardiaca improvvisa.
I rischi per i polmoni e la respirazione
Nuotare sott’acqua è incredibilmente faticoso. Ciò dipende dall’aumento della densità del gas dovuta alla profondità. I cambiamenti nella meccanica della respirazione rendono improvvisamente manifesti problemi di salute già presenti. Anche nei subacquei più esperti, di solito meno del 5% dell’energia utilizzata è destinato alla pinneggiata. Il fattore limitante è la meccanica respiratoria: uno sforzo eccessivo può mandarla subito fuori controllo.
Un’attenzione specifica nella visita medica
Durante il check-up dei subacquei meno giovani, il medico subacqueo dovrà quindi porre particolare attenzione alla diagnosi funzionale dei sistemi cardiovascolare e respiratorio, valutare la possibilità di effettuare attività fisica e la capacità di resistenza, oltre a controllare muscolatura e sistema scheletrico. Lo scopo è fornire un parere ben fondato sulle condizioni da rispettare per continuare a immergersi in sicurezza.
I consigli

Aumenta i margini di sicurezza:
preferisci immersioni più brevi e meno profonde
rispetta le tappe di sicurezza e risali lentamente
riduci le immersioni ripetitive
usa Nitrox invece dell’aria
Mantieni l’abitudine allo sforzo:
pratica attività sportive adatte all’età orientate a resistenza e forza muscolare
Evita la disidratazione:
buona idratazione prima dell’immersione
Nota: una buona salivazione è segno di equilibrio dei fluidi.
Riduci il carico:
non spingere intenzionalmente i limiti delle tue prestazioni fisiche
evita lo stress e fai immersioni rilassanti
Evita di saltare in acqua:
entra in acqua lentamente per ridurre gli effetti acuti dell’immersione
Ottimizza la protezione dal freddo:
la protezione individuale deve essere adatta ad evitare anche il minimo accenno di freddo
Le domande dei sub vintage, le risposte degli esperti del DAN
- A quanti anni dovrei ridurre le immersioni? Dipende dall’età biologica più che da quella anagrafica. Per i subacquei sopra i 40 anni di età, la visita medico-subacquea annuale dovrebbe essere più meticolosa e molto più focalizzata sull’ “invecchiamento”, soprattutto dopo i 55 anni.
- Quando dovrei smettere di immergermi? Te lo dirà il tuo corpo. L’età effettiva non è determinante. Quando si tratta di salute, quando il corpo ti segnalerà che immergersi è un peso e stare sott’acqua è sgradevole, allora sarà arrivato il momento di pensarci.
- Dovrei immergermi in modo più conservativo? C’è tutta una serie di indicazioni per fare immersioni sicure, e i subacquei meno giovani devono prenderle seriamente in considerazione.
- I subacquei più anziani sono più soggetti a malattia da decompressione? Non necessariamente. Comunque il rischio di malattia da decompressione si riduce significativamente curando adeguatamente l’idratazione. In teoria, i cambiamenti che avvengono nei polmoni col passare degli anni possono aumentare il rischio. Per ridurlo, risaliamo lentamente e rispettiamo le tappe di sicurezza.
- Aumenta il rischio di problemi cardiovascolari? Purtroppo sì. Gli effetti dell’immersione non si possono evitare. Nel caso di disturbi cardiovascolari che in condizioni normali sono sotto controllo, tali effetti possono diventare la goccia che fa traboccare il vaso, soprattutto se capitano imprevisti che causano stress fisico e mentale improvviso.