HIV, arrivano in Italia due nuove terapie

La corsa dell’HIV si può fermare, con la prevenzione certamente ma anche con le terapie. Perché una persona sieropositiva che segue una terapia efficace può azzerare la sua carica virale e, quindi, non essere più contagiosa. Adesso anche in Italia – appena pubblicata in Gazzetta Ufficiale la determina della loro rimborsabilità da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) – sono arrivate due nuove opzioni terapeutiche di MSD Italia: doravirina e doravirina in combinazione a dose fissa con lamivudina e tenofovir disoproxil fumarato, che consentiranno di migliorare la qualità di vita delle persone HIV+, massimizzare aderenza e persistenza al trattamento. Ne parliamo con Andrea Antinori, Direttore UOC Immunodeficienze Virali Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma.
Sono trent’anni che si lotta contro il virus e in questo lungo periodo sono stati messi a punto diversi farmaci che hanno completamente cambiato l’andamento della malattia, trasformandola da mortale a cronica. Perché è così importante avere sempre a disposizione nuove armi terapeutiche?

Oggi, abbiamo a disposizione numerosi farmaci provenienti da diverse classi antiretrovirali, quattro classi principali più altre classi emergenti che si usano per popolazioni particolari. Quindi, c’è oggettivamente un’ampia scelta di molecole che si possono variamente combinare. Tuttavia, la necessità di avere nuovi farmaci a disposizione deriva da una serie di fattori: in primo luogo, nonostante i farmaci a disposizione siano molti, spesso possono esistere delle limitazioni come, ad esempio, la resistenza del virus, problemi di natura metabolica come insufficienza renale, dislipidemia, rischio cardiovascolare elevato. I nostri pazienti hanno spesso, oggi più di ieri, delle co-morbilità associate che possono interessare i vari organi e apparati per cui, al di là dell’ampia disponibilità dei farmaci, si possono verificare spesso nella pratica clinica condizioni per cui c’è un certo grado di restrizione rispetto alle molecole attualmente disponibili. E, quindi, avere a disposizioni farmaci di più classi, di documentata efficacia e sicurezza è sicuramente un vantaggio per i pazienti.
Le due nuove armi terapeutiche arrivate in Italia sono doravirina e doravirina in combinazione fissa. Quali sono i vantaggi che presentano questi farmaci?
Doravirina è l’ultima molecola arrivata di una classe storica che abbiamo già largamente utilizzano negli ultimi venti anni che è la classe degli inibitori non-nucleosidici della transcrittasi inversa, classe che ha avuto – e ha ancora oggi – una rilevanza molto importante nella terapia dell’HIV. Però i farmaci attualmente disponibili in questa classe a volte hanno effetti collaterali importanti o mostrano limitazioni in rapporto alla potenza antivirale e alla resistenza o hanno fattori limitanti che riguardano le interazioni farmacologiche con farmaci di largo utilizzo come alcuni antiacidi o anche in rapporto con il cibo visto che non tutti gli antiretrovirali possono essere assunti sia a stomaco pieno che a digiuno. Ecco perché avere una nuova molecola rappresenta una buona notizia. Infatti, doravirina rispetto ai farmaci già presenti in questa classe, ha dimostrato di avere un’elevata barriera genetica e quindi una resistenza alla doravirina si sviluppa molto più lentamente e raramente. Dato che uno dei punti deboli dei non-nucleosidici era proprio la barriera genetica relativamente bassa, in questo farmaco questo limite si corregge a tal punto da avere una barriera genetica che finora è stata più tipica di altre classi. Un altro aspetto importante è che doravirina ha un profilo di sicurezza dal punto di vista metabolico alto perché impatta davvero poco sul profilo lipidico che è una delle caratteristiche più importanti degli antiretrovirali. Il profilo lipidico nei pazienti HIV positivi, soprattutto nelle persone più anziane e con altri fattori di rischio cardiovascolare, è importante proprio perché sappiamo che il rischio cardiovascolare nella popolazione HIV è aumentato.
La terapia dell’HIV è qualcosa che riguarda, ovviamente, in primo luogo i sieropositivi ma ha riflessi importanti anche sulla collettività. Quindi, l’arrivo di nuove armi terapeutiche è una buona notizia che non riguarda solo chi ha ricevuto una diagnosi ma tutti noi?
Certamente. Poter garantire una risposta virologica efficace e duratura è un aspetto rilevante non solo ai fini clinici come protezione della salute della persona, come ritardo della progressione clinica, efficacia clinica della terapia ma anche ai fini epidemiologici. Oggi sappiamo che il soggetto sieropositivo in trattamento con una viremia stabilmente soppressa non trasmette l’infezione, il rischio di trasmissione al partner sieronegativo anche attraverso rapporti sessuali non protetti da profilattico è zero. Quindi, garantire una soppressione virologica stabile non è solo un effetto valido sulla malattia – e quindi sul contenimento della progressione clinica e sulla cronicizzazione dell’infezione da HIV – ma è un aspetto molto importante per ridurre la circolazione del virus. Oggi possiamo affermare con certezza che la circolazione del virus HIV non è alimentata dai soggetti sieropositivi in trattamento con viremia soppressa ma è alimentata esclusivamente da quelle persone che hanno un’infezione da HIV e non sanno di averla, il cosiddetto “sommerso” costituito dai pazienti non diagnosticati i quali possono sia progredire individualmente perché non trattati ma anche trasmettere il virus in quanto inconsapevoli del loro stato di infezione. Oggi in Italia più del 92% delle persone sieropositive in terapia ha una viremia stabilmente soppressa e questo garantisce una ridotta circolazione del virus e quindi una prevenzione della diffusione a livello della popolazione. Quindi, sì l’arrivo di nuove terapie è una buona notizia per il singolo ma anche per l’intera collettività.
MSD, da 30 anni in prima fila contro il virus

«Sono 30 anni che MSD guida l’innovazione per cronicizzare, in buona salute, una malattia che si credeva invincibile e mortale. Siamo in prima linea sin da quando il virus ha fatto la sua comparsa – dichiara Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratore Delegato di MSD Italia – e il nostro impegno non è mai rallentato. Questi due nuovi farmaci rappresentano la conferma ulteriore del nostro impegno in ricerca. Con doravirina, infatti, oggi possiamo rispondere ancora meglio al bisogno di salute dei pazienti: in aggiunta ad una potente efficacia, il buon profilo lipidico e neuropsichiatrico ne migliora la tollerabilità e questa è una caratteristica molto importante per chi assume farmaci a lungo termine, a vantaggio di una vita di qualità. Un ottimo risultato che non significa che ci fermeremo, anzi: abbiamo in sviluppo la molecola Islatravir, una nuova classe NRTTI (inibitore nucleosidico della traslocazione della trascrittasi inversa) per la prevenzione e il trattamento dell’HIV, che si andrà ad affiancare alla nostra pipeline corposa. Combattiamo l’HIV da 30 anni e continueremo a farlo, per rispondere alle necessità terapeutiche dei Pazienti contribuendo, al contempo, a migliorare concretamente la loro qualità di vita, perché la vita in buona salute non è mai abbastanza».
L’approvazione, da parte di AIFA, di doravirina e della combinazione a dose fissa costituita da doravirina, lamivudina e tenofovir disoproxil fumarato è basata sui risultati degli studi di fase III DRIVE-AHEAD, DRIVE-FORWARD e DRIVE-SHIFT, che hanno preso in esame il profilo di efficacia e sicurezza dei due farmaci. Questi nuovi farmaci sono stati anche recentemente inseriti nelle Linee Guida EACS 2019 come regimi raccomandati in prima linea e con un buon profilo di tollerabilità e poche interazioni farmacologiche.