Fotografare un ricordo

Quante volte uno stesso evento, vissuto da più persone, viene ricordato in maniera molto differente ? Praticamente sempre. Una nuova ricerca dell’Università di Rochester mostra come le differenze nel ricordare scenari comuni possono essere osservate nell’attività cerebrale e quantificate. Queste ‘firme’ neurologiche decisamente uniche potrebbero essere utilizzate per comprendere, studiare e persino migliorare il trattamento di malattie come il morbo di Alzheimer.
«La nostra ricerca dimostra che possiamo decodificare le informazioni complesse nel cervello umano correlate alla vita di tutti i giorni e identificare le ‘impronte digitali’ neurali che sono uniche perché unica è l’esperienza ricordata» ha spiegato Feng Vankee Lin, autore dello studio pubblicato su Nature Communications .
«Uno degli obiettivi della scienza cognitiva è capire come i ricordi sono rappresentati e manipolati dal cervello umano. Questo studio mostra che la fMRI può misurare l’attività cerebrale per identificare differenze significative nella rappresentazione neurale di eventi immaginati che identificano l’esperienza unica di ogni individuo» ha concluso Andrew Anderson coautore dello studio.
Il team ha, inoltre, sottolineato che molte delle regioni chiave identificate tendono a ridursi con l’avanzare dell’età e sono vulnerabili alla degenerazione. I risultati dello studio potrebbero portare a nuovi modi per diagnosticare e studiare patologie associate a deficit di memoria, tra cui demenza, schizofrenia e depressione, personalizzare i trattamenti e prevedere quali terapie saranno più efficaci.
(foto Pixabay)