Fermi tutti: basta con la mania di migliorarsi

Tana libera tutti. Basta migliorarsi a tutti i costi. A dispetto della fatica che ci costa e del prezzo che la vita ci chiede. Perché stare al passo non è gratis. La vita in corsia di sorpasso esige il pagamento di un pedaggio: livelli di stress e depressione come mai prima. La tesi che Svend Brinkmann, professore di Psicologia all’Università di Aalborg in Danimarca, sostiene nel suo libro ‘Contro il Self Help’ (Raffaello Cortina Editore) è affascinante e consolatoria. Si può, anzi si deve, resistere alla mania di migliorarsi. Perché in una cultura dell’accelerazione, ci si aspetta da noi che facciamo di più, meglio e più a lungo, senza considerare il contenuto e il significato di ciò che facciamo. Realizzare se stessi è diventato fine a se stesso. E tutto gira intorno al sé.
Il mantra della Società di oggi è ‘stare al passo’. Perché restare indietro significa retrocedere. Chi si ferma è perduto. Eppure chi ‘mette radici’ non dovrebbe essere in una posizione di svantaggio. Perché mettere radici significa avere famiglia, amici, vivere in una comunità. “Al giorno d’oggi – spiega Brinkmann – queste connotazioni positive sono spesso minacciate da definizioni spregiative. Sempre meno persone mettono radici in senso demografico, cambiamo lavoro, partner e casa con maggiore frequenza rispetto alle generazioni precedenti. Siamo propensi a dire che qualcuno è ‘bloccato’ da qualche parte invece che ha messo radici”

” Nelle learning organizations in cui lavoriamo – scrive Brinkmann – l’unica costante è il cambiamento continuo: l’unica cosa di cui possiamo essere sicuri è che quanto abbiamo imparato ieri domani sarà già obsoleto”.
La tesi è interessante, affascinante, coinvolgente. Il tentativo di proporre un’alternativa alla cultura dello sviluppo di sé. Non parla di come migliorarsi a tutti i costi ma di come restare saldamente al proprio posto, non insegna come trovare se stessi ma come vivere con se stessi, non raccomanda di pensare positivo ma di pensare negativo.
” Una delle tesi principali del libro – scrive sempre Brinkmann – è che le lamentele, le critiche, la malinconia e forse anche l’esplicita cupezza e il pessimismo possano essere utili. C’è una innegabile piacevolezza nel tirarsi fuori dal flusso della cultura dell’accelerazione per accorgersi che quel bicchiere che ci avevano descritto come mezzo pieno è, in realtà, mezzo vuoto».
Il libro è diviso in sette capitoli, sette passaggi (per smettere di migliorarsi e diventare persone migliori verrebbe da dire):
1 Smetti di guardarti l’ombelico
2 Concentrati sul negativo
3 Indossa il Cappello del no
4 Reprimi i tuoi sentimenti
5 Licenzia il tuo coach
6 Leggi un romanzo, non un libro di autoaiuto o una biografia
7 Soffermati sul passato
Ogni capitolo si apre con un suggerimento e poi accompagna il lettore nella comprensione di concetti che apparentemente sembrano semplici ma non sono mai banali. Tutto il libro trae ispirazione dall’antica filosofia degli stoici, in particolare dalla loro insistenza sull’autocontrollo, sulla serenità, sulla dignità, sul senso del dovere e dalla loro riflessione sulla finitezza della vita.
Un volume interessante. Da leggere. Un libro di autoaiuto pensato per disintossicarsi dai libri di autoaiuto. Scritto in modo ironico ma non banale. Non un libro ‘da ridere’ ma per riflettere. Che chiude con un consiglio al passaggio 7: ‘Se pensi che le cose al momento vadano male, ricordati che possono sempre andare peggio. E probabilmente sarà così. Il passato, al contrario, ha la tendenza a diventare più leggero e più luminoso via via che, allontanandosi, sbiadisce’. Per la serie chi vuol essere lieto sia…
(Foto: Pixabay)