E’ in un pugno di terra il nostro futuro

Un pugno di terra è il bene più prezioso che ogni uomo, ogni popolo possa avere. Sono le nostre radici. E’ il nostro sostentamento. E’ il nostro futuro. Un semplice pugno di terra. Che però diamo per scontato. Tanto da ignorarne la ferita che quotidianamente gli provochiamo. Ce ne ricordiamo solo quando si parla di ‘terra dei fuochi’ e di notizie di cronaca. Un’attenzione, però, che dura lo spazio di un servizio al tg. Oggi si celebra la Giornata Mondiale del Suolo, promossa dalla FAO, per accendere i riflettori sulla tutela di una risorsa preziosa, indispensabile, non rinnovabile da cui dipende la nostra sopravvivenza. Il tema di quest’anno è proprio la difesa del suolo dall’ inquinamento. Un inquinamento che spesso non è riconoscibile rendendolo un pericolo nascosto con gravi conseguenze. Con la popolazione mondiale che nel 2050 raggiungerà i 9 miliardi, l’inquinamento del suolo è un problema globale che degrada il terreno con conseguenti rischi per la sicurezza alimentare, la salute umana e l’ambiente. 1 persona su 10 al mondo si ammala dopo aver mangiato cibo contaminato e 420mila persone muoiono per lo stesso motivo.

Federchimica Assofertilizzanti e CREA in collaborazione con Unibo, Unite e le società scientifiche SISS, SICA e SIA hanno organizzato un seminario di approfondimento sull’uso sostenibile dei fertilizzanti per la sicurezza alimentare. «Chimica non è sinonimo di veleno. Tutti gli organismi viventi – spiega Anna Benedetti, dirigente di ricerca CREA, presidente SISS e National Focal Pointdella Global Soil Partnership FAO – sono basati sulla chimica, tutte le reazioni metaboliche che avvengono in un organismo vivente sono chimica, nel suolo abbiamo i processi che regolano i servizi ecosistemici che si basano su processi chimici. È impensabile non fertilizzare un suolo da destinare ad agricoltura, nel lungo periodo porterà alla perdita della fertilità e della produttività stessa, compromettendo quindi sia la possibilità di avere cibo sufficiente sia la biodiversità definita come il capitale naturale pro capite».

Il suolo in cifre

Dal suolo dipende oltre il 95 per cento della produzione di cibo. Nel mondo ogni mezz’ora se ne perdono 500 ettari per le cause più diverse come erosione,inquinamento, cementificazione.

Oggi oltre il 33 per cento dei suoli mondiali è affetto da forti limitazioni per la produzione di alimenti e nei paesi industrializzati le terre da destinare all’agricoltura sono ormai limitatissime.


Per formare 1 centimetro di suolo fertile necessitano dai 100 ai 1000 anni a seconda del clima, del substrato litologico, cioè della roccia sottostante al suolo, dell’impatto antropico, ecc. La biodisponibilità per le colture di elementi nutritivi viene regolata dai microrganismi del suolo che mineralizzano la frazione organica ed essi vivono nei primi 5 centimetri di suolo.

Nel suolo troviamo oltre il 90 % della biodiversità del pianeta in termini di organismi viventi. Se la biodiversità viene definita come il capitale naturale pro capite dal quale trovare approvvigionamento di cibo per le popolazioni della terra, mal gestire il suolo e perderne la fertilità significa perdere o limitare fortemente la capacità produttiva.

La FAO ha stimato che se da oggi, a livello mondiale, si iniziasse a praticare una gestione sostenibile del suolo, si otterrebbe un incremento del 56 per cento delle produzioni, a fronte di una popolazione che nel 2050 sarà aumentata del 60 per cento rispetto all’attuale.
Una Gestione sostenibile della fertilizzazione tutela l’ambiente e l’agricoltore, ma al tempo stesso assicura rese elevate e risparmi energetici ed economici. Conservare il suolo significa anche utilizzare fertilizzanti di qualità, controllati e sicuri per l’operatore e che restino fuori dalla catena alimentare. Una fertilizzazione sostenibile, nell’ottica dell’economia circolare, è vantaggiosa sia per l’ambiente – grazie ai prodotti di nuova generazione ottenuti dal riciclo delle biomasse agricole e dagli scarti delle produzioni primarie – sia per l’occupazione in quanto si crea una filiera positiva, attraverso il riutilizzo degli elementi nutritivi, con costi decisamente inferiori nella produzione del fertilizzante rispetto alla sintesi di molecole a livello industriale.
«Il suolo è una risorsa indispensabile – dichiara Giovanni Toffoli, Presidente di Federchimica Assofertilizzanti – e va lavorato e coltivato senza depauperarlo. Per questo è necessario reintegrare gli elementi nutritivi che vengono consumati. I fertilizzanti sono fattori fondamentali per nutrire la terra e per ottenere raccolti di qualità. Prendersi cura della terra e dell’ambiente che da essa trae vita è il principale monito che guida il pensiero e l’agire della nostra associazione».

(Foto: Pixabay e Pexels. Infografiche: Fao.org)