Decongestionanti: non andate ‘a naso’, le narici devono riposare

Nella vita ci vuole naso. Respirare è fondamentale per vivere! Uno sforzo immane per un piccolo naso, che ha quindi bisogno anche di ‘riposarsi’. Ecco perché il naso non funziona mai al 100 per cento in entrambe le cavità nasali. A regolare il funzionamento è il ciclo nasale fisiologico con alternanza di attività e riposo e decontaminazione delle narici della durata di circa 4-6 ore, condizionata anche dalla posizione del nostro corpo. Un riposo indispensabile che rischia di venire meno se abusiamo e usiamo male i decongestionanti. Regola numero 1: mai in entrambe le narici contemporaneamente!
I decongestionanti – spiegano gli esperti in occasione del primo Congresso Nazionale Inter-Accademico delle Accademie di Rinologia e Citologia Nasale che si apre oggi a Naso e dura fino all’8 settembre – se somministrati contemporaneamente in entrambe le cavità nasali, fanno saltare questo ciclo fisiologico portando nel giro di qualche settimana alla rinite medicamentosa, caratterizzata dalla chiusura contemporanea di entrambe le cavità nasali.
La decontaminazione è una sorta di pausa di cui il naso ha necessità vista la sua continua attività di filtro di circa i 15 mila litri di aria che mediamente vengono respirati ogni giorno. A seconda di dove si vive e il periodo dell’anno, la mucosa nasale si trova a combattere virus, batteri, smog, pollini e polvere. Per questo necessita di un momento di tregua, tempo necessario per “decontaminarsi”. Regola numero 2: i decongestionanti non vanno usati per più di una settimana (e mai contemporaneamente in entrambe le narici).
«Al Congresso si parlerà del naso a 360 gradi sia per quanto riguarda le aree mediche che quelle chirurgiche – spiega Massimo Landi, Presidente AICNA, Accademia Italiana di Citologia Nasale – e particolare rilevanza avrà lo studio della citologia nasale, metodica molto utile per un precoce inquadramento delle patologie nasali nella prima infanzia, periodo nel quale molte si originano, evitando un’evoluzione della malattia. Secondo l’OMS, nel 2020 il 50% dei bambini sarà allergico ma, già oggi in pediatria, si stima che la rinite allergica sia compresa tra il 10 e il 20% andando ad aumentare nella popolazione adulta. Occorre poi considerare che la rinite allergica è spesso l’anticamera dell’asma nelle età successive ed è pertanto importante il suo corretto inquadramento per valutare gravità ed evoluzione».

«Le malattie che coinvolgono il naso, riniti, sinusiti, poliposi sono spesso relegate a disturbi minori – prosegue Landi, – mentre in realtà la qualità di vita del paziente con sintomatologia nasale non è buona: la cattiva respirazione impedisce di dormire bene con conseguenti ridotte prestazioni scolastiche e lavorative o di fare attività fisica»
«Proprio perché il naso è spesso dimenticato e ridotto al rango della Cenerentola del corpo umano – chiarisce Matteo Gelardi, Presidente IAR, Accademia Italiana di Rinologia – anche i pazienti sono portati a sottovalutare i suoi disturbi anche se tutti, almeno una volta nella vita, hanno un episodio di rinite».
Un altro errore comune è nel modo di somministrazione degli spray nasali in generale che può portare a episodi di sanguinamento (epistassi). Infatti, nella porzione anteriore del setto nasale è presente una piccola regione chiamata locus valsalvae dove i vasi sanguigni si incrociano ed è una zona molto suscettibile alle emorragie dovute a impatto traumatico dei dispositivi medici. Regola numero 3: per evitare epistassi (sanguinamenti) è bene evitare di traumatizzare la mucosa del setto nasale durante il trattamento con lo spray nasale.
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