Cani in corsia per ‘leccare’ le ferite dell’anima
Apparentemente sono piccole storie. Come quella di una giovane ragazza di 16 anni in eterna lotta contro la sua ‘non-fame di vita’, colpita da anoressia nervosa che si rifiutava in ogni modo di sottoporsi alle terapie fino a quando non ha incontrato un cane che le ha ‘leccato le ferite’ e l’ha aiutata progressivamente a ridurre l’isolamento e accettare il luogo di cura e gli stessi medici. Oppure la storia di Marco, un bambino russo di 11 anni, arrivato in Italia a 7 anni grazie a genitori adottivi capaci di amarlo e curarlo. Lui che la vita non gli ha risparmiato nulla, nemmeno problematiche di tipo neurochirurgico che l’hanno costretto a sottoporsi ad interventi chirurgici e persino ad una embolizzazione cerebrale. Lui così piccolo e così ferito dentro tanto da rifiutare terrorizzato tutto ciò che è sanitario: medici, ospedali e terapie. Persino il dentista era il mostro cattivo dal quale scappare e così da due anni era impossibile curargli i denti. Fino a quando non è arrivata Camilla, una fatina? no, un golden retriver grazie al quale ha preso confidenza con gli strumenti odontoiatrici e poi Sally, un Lagotto romagnolo che lo ha accompagnato e ‘assistito’ alla poltrona direttamente seduto sulle sue gambe. Alla fine, presso la Dental School della Città della Salute (diretta dal professor Stefano Carossa)denti curati e persino un abbraccio con quel medico che prima metteva tanta paura.
Ma queste sono solo due delle storie che possono raccontare i medici dell’Ospedale Molinette di Torino dove la Pet Therapy è una concreta realtà.
Nella nostra società la nozione che anche un animale, al pari di relazioni affiliative umane, possa influire positivamente sulla salute umana (il cosiddetto pet effect) gode di una sempre maggiore credibilità. Ma per capire bene questo fenomeno occorre conoscere gli animali, occorre recuperare quel contatto diretto con la natura, qualità tipica della cultura rurale, che la nostra società un po’ ha perso. I bambini di oggi, infatti, conoscono Peppa Pig ma non il maiale, Pongo ma non il cane, Bugs Bunny ma non il coniglio, Silvestro ma non il gatto, e così via. Gli animali da compagnia sono presenti nella storia dell’umanità da millenni tanto da essere considerati, a pieno titolo, come parte della famiglia.
Quando si parla di Pet Therapy ci si riferisce, appunto, alla strutturazione metodologica della relazione uomo-animale a fini terapeutici. Gli animali sono in grado di promuovere attività fisiche e ricreative, catalizzano relazioni sociali e comunicazione, riducono il senso di solitudine ed aiutano a fronteggiare situazioni di ansia e stress. Le loro capacità di mostrare totale ed incondizionata accettazione senza riguardo alle disabilità e patologie dell’essere umano con cui entrano in contatto, rappresentano uno strumento preziosissimo per il benessere di persone che si trovano in situazioni particolari come, ad esempio, gli anziani istituzionalizzati, i bambini ospedalizzati, i pazienti psichiatrici e chiunque si trovi in una situazione, anche parziale e temporanea, di isolamento sociale. Tutto ciò succede quotidianamente presso gli ospedali della Città della Salute di Torino.
Di tutte queste tematiche si è parlato al Convegno, organizzato dalla Città della Salute di Torino in collaborazione con l’ASL TO5, dal titolo: “Interventi Assistiti con gli Animali: un’opportunità per la Sanità”, che si è svolto venerdì scorso presso l’Aula Magna A.M. Dogliotti dell’ospedale Molinette.