BPCO, una malattia grave eppure presa poco sul serio
Vivere con il fiato corto, cercando in ogni respiro di superare l’affanno. Tutta colpa della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), una malattia cronica e progressiva, responsabile nel nostro Paese del 50% delle morti per partologie respiratorie. E’ la 4° causa di morte al mondo. Eppure tra le più ignorate. Per il malato un percorso ad ostacoli, ad iniziare dalla diagnosi, spesso tardiva. Aggressiva, seria, molto diffusa, invalidante eppure ancora fortemente sotto diagnosticata e gestita in maniera non ottimale sia dal punto di vista diagnostico sia terapeutico. C’è un’insufficiente percezione della BPCO come malattia vera e propria; c’è un esiguo ricorso alla diagnostica strumentale specialistica per la diagnosi e la stadiazione; c’è una difficoltà da parte del medico di Medicina Generale di riconoscere la patologia. E poi ci si mettono i pazienti con la scarsa aderenza terapeutica. I dati sono del Rapporto Osmed 2015 che segnala come solo il 13,9% dei pazienti BPCO usa regolarmente la terapia per almeno l’80% dei giorni dell’anno. La riduzione dell’aderenza terapeutica comporta un incremento delle riacutizzazioni e delle ospedalizzazioni, con conseguente impatto sull’evolversi della malattia e sulla spesa farmaceutica complessiva.
La lotta alla BPCO, dunque, è su più fronti: dal medico al paziente. Passando per la terapia. Con una lettera inviata nei giorni scorsi al Direttore Generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco, Luca Pani e al Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), Walter Ricciardi e a tutta la Commissione Tecnico-Scientifica (CTS) di AIFA, l’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO) ha chiesto che venga eliminato il Piano Terapeutico per la prescrizione delle associazioni precostituite di beta2 agonisti a lunga durata d’azione (LABA) e antimuscarinici a lunga durata d’azione (LAMA) nel trattamento della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). «AIPO ritiene che le associazioni LABA/LAMA debbano essere prescritte in specifiche tipologie di pazienti, dopo corretta valutazione clinica e funzionale da effettuarsi da parte dello specialista pneumologo – spiega Stefano Gasparini, Presidente AIPO – ma che una limitazione prescrittiva di questa categoria farmacologica potrebbe comportare un peggioramento della gestione complessiva della malattia ed un incremento dei costi. C’è già una scarsa aderenza al trattamento, la limitazione prescrittiva di questa associazione, legata al Piano Terapeutico, potrebbe ulteriormente alimentarla. Si corre il rischio che le lunghe liste d’attesa per l’accesso ai centri specialistici per ottenere il Piano Terapeutico o un rinnovo dello stesso, comportino un’interruzione della terapia con conseguente aumento delle riacutizzazioni e delle ospedalizzazioni. Numerosi studi hanno dimostrato che l’associazione precostituita migliora l’aderenza dei pazienti al trattamento. Per quanto riguarda i costi la prescrizione dei due principi attivi in due distinti inalatori ha pesanti ripercussioni sul piano economico perché comporta, infatti, un maggiore costo rispetto alla somministrazione dell’associazione precostituita in un unico device. Numerosi studi hanno dimostrato che l’associazione precostituita migliora l’aderenza dei pazienti al trattamento».
Intanto si attende l’arrivo della ‘tripletta’ per fronteggiare la BPCO. A fine settembre la Chiesi Farmaceutici ha annunciato la sottomissione alla European Medicines Agency (EMA) della richiesta di autorizzazione all’immissione in commercio per la prima Tripla combinazione ICS/LABA/LAMA. Il prodotto è indicato per il trattamento della Bronco Pneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) ed è somministrato utilizzando un solo inalatore, formulato specificatamente nel Centro Ricerche di Parma, che assicura che le particelle extra fini raggiungano le vie aeree centrali e periferiche del polmone. «Siamo orgogliosi di avere raggiunto questo importante traguardo del nostro programma di Ricerca e Sviluppo – spiega Paolo Chiesi, Vice Presidente e R&D Director di Chiesi Farmaceutici – Una volta approvata, questa opzione terapeutica sarà un autentico progresso per la gestione dei pazienti affetti da BPCO perché ridurrà l’impatto della patologia sia sulla salute sia sulla qualità della vita delle persone. Allo stesso tempo l’impatto clinico della terapia potrà contribuire a ridurre i costi diretti e indiretti associati all’ospedalizzazione dei pazienti».
IDENTIKIT DI UNA MALATTIA (testi tratti dal sito del Ministero della Salute)
La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è una malattia che compare in età adulta; chi ne è affetto quasi sempre è un fumatore da molti anni.
Anche l’esposizione a fumi e vapori (sia in casa, sia per motivi lavorativi) può compromettere la salute delle vie aeree:
- fumo di sigaretta (attivo)
- fumo passivo
- esposizione a fumi e vapori irritanti, polveri, sostanze chimiche (in casa o sul luogo di lavoro)
- inquinamento atmosferico da smog e polveri sottili, emissioni dei veicoli a motore
- asma ed iperreattività bronchiale
- infezioni delle vie respiratorie (bronchiti, polmoniti e pleuriti) rappresentano fattori predisponenti
- cause genetiche (ad es. deficit di alfa-1 antitripsina, una proteina prodotta dal fegato che ha un effetto protettivo sulle fibre elastiche degli alveoli polmonari)
- qualsiasi fattore che influenzi negativamente lo sviluppo dei polmoni durante la gravidanza o l’infanzia
I sintomi tipici della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) sono:
- la tosse, che può essere cronica (cioè con produzione di catarro per 3 o più mesi l’anno, per 2 anni consecutivi) e più importante al mattino
- il catarro può essere estremamente denso e difficile da eliminare con la tosse
- la dispnea è il sintomo principale della BPCO e viene descritta come un aumentato sforzo a respirare o affanno respiratorio
- respiro sibilante e costrizione toracica, soprattutto dopo sforzo
- aumentata suscettibilità alle infezioni virali e batteriche delle vie aeree, che guariscono lentamente e diventano sempre più frequenti man mano che la malattia progredisce
- astenia, calo ponderale (anche per riduzione dell’appetito) possono essere sintomi d’accompagnamento nelle forme più gravi
A seconda dell’intensità di questi sintomi si distinguono diversi stadi di questa malattia:
- forma lieve (stadio 1): è frequente la tosse, occasionalmente accompagnata da secrezioni. Può comparire dispnea (affanno), in occasione di sforzi importanti
- forma moderata (stadio 2): sono frequenti sia la tosse che le secrezioni bronchiali. E’ frequente la dispnea (affanno), soprattutto camminando a passo veloce o facendo uno sforzo. Non si riescono a portare a termine lavori molto pesanti. Guarire da una bronchite o da una malattia da raffreddamento può richiedere molte settimane
- forma grave (stadio 3): diventano ancora più frequenti sia la tosse che le secrezioni bronchiali. L’affanno rende impossibile svolgere anche alcune attività della normale vita quotidiana come camminare, fare le scale
- forma molto grave (stadio 4): l’affanno è presente anche a riposo e rende impossibile svolgere anche le più semplici attività della normale vita quotidianacome alimentarsi, lavarsi e vestirsi. Le riacutizzazioni diventano più frequenti e più gravi e aumenta il rischio di ricovero ospedaliero e di morte
- riacutizzazione di BPCO: è un evento improvviso, in genere provocato da una causa infettiva che provoca un rapido peggioramento dei sintomi respiratori. Può rappresentare un’emergenza medica.
In tutti pazienti con tosse cronica (con o senza espettorato), dispnea e storia di esposizione ai fattori di rischio, bisogna sospettare la presenza di broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).
Il primo passo è ovviamente quello di recarsi dal medico. Dopo la raccolta di informazioni circa la storia di esposizione a fumo di sigarette o altro, la qualità del respiro e la frequenza degli episodi di bronchite, lo pneumologo (lo specialista medico che cura le malattie polmonari) visita il paziente e lo sottopone ad una serie di test:
- spirometria: è un test che consente di misurare la quantità di aria che una persona può espirare e il tempo che impiega a farlo.
Consiste nel soffiare in un tubo di gomma o cartone collegato ad uno spirometro. Le misurazioni spirometriche di base e dopo somministrazione di un farmaco broncodilatatore utilizzate per fare diagnosi di BPCO sono: la CVF (Capacità Vitale Forzata) volume massimo di aria che può essere inspirata ed espirata, il VEMS (Volume Espiratorio Massimo al primo secondo) che misura di quanto rapidamente i polmoni possono essere svuotati ed il loro rapporto VEMS/FVC (un valore inferiore al 70% indica ostruzione bronchiale e quindi BPCO) - saturimetria e misurazione dei gas nel sangue arterioso (emogasanalisi): servono a valutare i livelli di ossigeno (nel caso dell’emogasanalisi anche di anidride carbonica) nel sangue e dunque a porre eventuale indicazione alla ossigeno-terapia
- radiografia del torace: aiuta ad escludere altre malattie che possono simulare la BPCO
- test del cammino (6 minuti): serve a valutare il grado di invalidità causato dalla BPCO e a monitorare l’efficacia di un programma di riabilitazione respiratoria
Valutazione di altre patologie associate: molto spesso i pazienti con broncopneumopatia hanno altre patologie croniche associate, quali malattie cardiovascolari, sindrome metabolica, osteoporosi, depressione. In questi pazienti anche il rischio di tumore del polmone è aumentato.
Ecco cosa fare se si è affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO):
- smettere immediatamente di fumare
- assumere con regolarità i farmaci prescritti e sottoporsi a regolari controlli medici
- vivere in un ambiente pulito e stare lontano dal fumo passivo
- far arieggiare bene l’ambiente se si è tinteggiata la casa o se si effettua una disinfestazione. In cucina tenere aperte le finestre per far uscire rapidamente i vapori della cottura e gli odori (stessa cosa se si tiene un caminetto accesso)
- restare in casa e con le finestre chiuse nelle giornate di forte inquinamento dell’aria
- mantenersi in forma, facendo esercizio fisico regolare (es. camminando); imparare ad eseguire gli esercizi respiratori
- seguire una dieta sana (povera di colesterolo e grassi saturi, ricca di fibre, frutta, verdura, latte e latticini magri, pesce, carni bianche; usare poco sale, mangiare pochi dolciumi) e ridurre le calorie se c’è bisogno di perdere peso
- indossare vestiti comodi, che non ostacolino la respirazione
- recarsi immediatamente dal medico (o in pronto soccorso) in caso di improvviso peggioramento dei sintomi o se si ha l’impressione di non riuscire a respirare.
Attenzione a questi campanelli d’allarme:
- si fa fatica a camminare
- si fa fatica a parlare
- le labbra e le unghie sono cianotiche (blu-viola)
- il cuore batte in modo veloce e irregolare
- il respiro è veloce e molto difficoltoso
- le medicine che si usano di solito in caso d’emergenza non alleviano i sintomi o lo fanno solo per pochi minuti.