Torino, un intervento inedito salva un uomo con aneurisma dell’aorta toraco-addominale
La diagnosi non lasciava dubbi nè speranze: un raro e complicato aneurisma dell’aorta toraco-addominale. E così un uomo, 65 anni, residente nel Lazio ha iniziato a bussare alla porta di diversi ospedali, in Italia e in Europa, alla ricerca di chi potesse intervenire per salvargli la vita. Ma l’esito è stato sempre lo stesso: intervento troppo complicato, si può fare ma con il rischio di andare incontro a dialisi o alla sedia a rotelle per tutta la vita. Fino a quando non si è rivolto all’Ospedale Mauriziano di Torino. Si è conclusa, così, nel migliore dei modi la lunga odissea, durata mesi.
La malattia consisteva in una estesa dilatazione della più grande arteria del corpo umano sia a livello del torace che dell’addome, con il coinvolgimento dell’origine dei vasi che portano sangue all’intestino, al fegato ed ai reni. Fino a poco tempo fa l’unico trattamento possibile era quello chirurgico consistente nella sostituzione di tutto il tratto di aorta dilatata ed il contemporaneo reimpianto di tutte le arterie che da essa originano. I rischi di questa procedura, ben noti a tutta la comunità scientifica, sono l’elevata mortalità postoperatoria, la dialisi e la paraplegia a causa di danno al midollo spinale.
Al reparto di Chirurgia vascolare dell’ospedale Mauriziano di Torino (diretto da Franco Nessi) l’approccio è stato differente e si è deciso di procedere con un eccezionale intervento senza precedenti: al paziente è stato proposto un trattamento a bassa invasività, consistente nell’introdurre dall’arteria femorale una protesi particolare costruita su misura con alcuni fori al fine di introdurre, da un piccolo accesso del braccio, delle ulteriori piccole protesi che garantiscano flusso sanguigno ai visceri. Una tecnica resa possibile grazie a strutture ad alta tecnologia, ad un’elevata esperienza con materiali di nuova generazione da parte dell’équipe chirurgica e alla capacità degli anestesisti di gestire il decorso post-operatorio e gli strumenti dedicati alla protezione del midollo spinale. Il tutto in una modernissima sala operatoria, attrezzata con strumentazione radiologica di ultima generazione. L’intervento, eseguito da Michelangelo Ferri (responsabile della terapia endovascolare della Struttura), ha consentito di escludere totalmente l’aneurisma garantendo allo stesso tempo il flusso sanguigno agli organi dell’addome. L’utilizzo di uno speciale catetere inserito all’interno del midollo spinale ha, inoltre, consentito agli anestesisti di monitorare continuamente per 72 ore la funzione neurologica. Dopo soli cinque giorni il paziente è tornato a casa. Odissea finita. Con un felice happy end.