Allarme OMS: troppo alcol, troppo presto e troppo spesso

Nel mondo 1 decesso su 20 è imputabile all’abuso di alcolici. Nel 2016 più di 3 milioni di persone hanno perso la vita, soprattutto uomini. Dati molto preoccupanti diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel ‘Global status report on alcohol and health 2018’. Tra tutte le morti attribuibili all’alcol, il 28 per cento è dovuto a infortuni: incidenti stradali, autolesionismo e violenza interpersonale; il 21 per cento a disturbi del tratto digestivo; il 19 per cento a malattie cardiovascolari e il resto a malattie infettive, tumori, disturbi mentali e altre condizioni di salute.

Sono circa 2,3 miliardi i bevitori attuali e l’Europa, anche se ha avuto una diminuzione del 10 per cento, registra il più alto consumo pro capite del mondo. Nel vecchio continente si bevono meno superalcolici ma il consumo di vino e birra è aumentato. Ancora una volta sono i dati sul consumo di alcol tra i giovani a preoccupare. Nel mondo più del 27 per cento dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni sono bevitori abituali e ancora una volta a salire sul podio sono i ragazzi europei con il 44 per cento, seguiti dai ragazzi americani (38 per cento) . Nelle preferenze su cosa si preferisce bere non si registrano grandi cambiamenti. Al primo posto si confermano i superalcolici con il 45 per cento dei consumi. La birra si aggiudica il secondo posto con il 34 per cento e al terzo posto il vino con il 12 per cento.
«E’ ora di intensificare – ha affermato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS –le azioni di prevenzione per arrivare a una riduzione del 10 per cento a livello globale entro il 2025».

«Strategie efficaci – aggiunge Vladimir Poznyak, coordinatore dell’unità Gestione dell’abuso di sostanze dell’OMS – comprendono l’aumento delle tasse sulle bevande alcoliche, limitazioni sulla pubblicità e restrizione per la disponibilità fisica di alcolici».
Il consumo di bevande alcoliche in Italia sta decisamente mostrando un profilo nuovo rispetto al passato. E’ quanto emerso dalla Relazione del Ministro della Salute sugli interventi realizzati in materia di alcol e problemi correlati che ha fornito un aggiornamento dei dati epidemiologici sul consumo di bevande alcoliche nella popolazione italiana nel corso del 2016. A fronte di una riduzione del consumo di vino durante i pasti, si registra un progressivo aumento di consumo di bevande alcoliche occasionale e al di fuori dei pasti, condizione ancor più dannosa per le patologie e le problematiche correlate. Le fasce di popolazione più a rischio sono quella dei 16-17enni che non dovrebbero consumare bevande alcoliche e quella dei “giovani anziani”. Circa 800.000 minorenni e 2.700.000 ultra sessantacinquenni, infatti, sono consumatori a rischio per patologie e problematiche alcol-correlate. Ancora una volta sono gli uomini a consumare più alcolici ad eccezione dei minorenni dove, invece, le differenze percentuali tra uomo/donna non sono significative. .

Nella fascia giovanile, il binge drinking, l’assunzione di numerose unità alcoliche al di fuori dei pasti e in un breve arco di tempo, rappresenta l’abitudine più diffusa e consolidata. E purtroppo in aumento.
Si conferma la tendenza che vede una progressiva riduzione della quota di consumatori che bevono solo vino e birra, soprattutto fra i più giovani e le donne, mentre aumenta la quota di chi consuma, oltre a vino e birra, anche aperitivi, amari e superalcolici, aumento che si registra nei giovani e giovanissimi, ma in misura percentuale maggiore negli adulti oltre i 44 anni e negli anziani.
(Infografica: WHO – Foto: Pixabay e Pexels)