Aids, la lezione che non si vuole imparare
“L’amore non sempre è una cosa meravigliosa. Può sfiorire in un attimo. Avvelenare per sempre l’ esistenza. Storia di C., 26 anni. La ragazza non aveva rapporti sessuali da anni, da anni non aveva un fidanzato. L’estate scorsa, a Milano, il colpo di fulmine. Due mesi, luglio e agosto, di passione per un giovanotto poco più grande di lei. Ma perché hai tutti questi preservativi in casa? Così… non vorrei mettere incinta qualche ragazza. Beh con me non ce n’ è bisogno rispose candidamente C. da quando ti conosco prendo la pillola. I due, per motivi di lavoro, si separano. A febbraio C. si sottopone al test di sieropositività per Hiv, il virus dell’ Aids: positivo. Subito viene rintracciato il ragazzo. Sapevo di essere sieropositivo confessa ai medici e alla ex fidanzata l’ uomo, per altro già seguito in un centro specializzato avrei voluto avvisarti ma non ce l’ ho fatta… non credevo che avrei potuto contagiarti. Storia di M. 33 anni. M. è sposato e ha un’ amante fissa. M. non è un uomo fedele, ha svariate avventure. Un giorno va a donare il sangue per un amico: sieropositivo. Immediatamente i medici fanno il test alla moglie: sieropositiva. Fanno il test all’ amante: sieropositiva. Rintracciano e fanno il test a tre delle sue ultime quattro fiamme per una notte: due sieropositive, una sieronegativa. La quarta non si sottopone a test. Risponde: Preferisco non sapere….”. Storie di contagio. Peccato che era il 1990 quando Maria Stella Conte su Repubblica le raccontava. Eppure sembrano così moderne. Così attuali. Perché a leggere le cifre sull’HIV in Italia sembra che questi anni siano passati invano. Che la lezione proprio non si voglia imparare. Le nuove diagnosi di Hiv sono in lieve calo rispetto agli anni precedenti, ma a fronte dei 3.444 casi dello scorso anno c’è poco da stare allegri. Dai dati dell’Istituto Superiore di Sanità è chiaro che la principale causa di contagio restano i rapporti sessuali non protetti: quasi il 45% eterosessuali e quasi il 41% omosessuali (in totale l’85,5% di tutte le segnalazioni). La fascia d’età più colpita quella dei giovani tra i 25-29 anni dove ‘spensieratezza’ sembra sinonimo di ‘incoscienza’. Altro che vita spericolata, la disinformazione dilaga o forse solo l’illusione che le cose succedono agli altri. E invece no. E la cosa più preoccupante è che ad ‘incoscienza’ bisogna anche affiancare ‘inconsapevolezza’: in Italia un individuo su 4 è sieropositivo e non sa di esserlo. E se nel 1990 qualche scusante poteva ancora esserci per via della disinformazione, nel 2016 è più difficile. A forza di parlare di ‘viralità’ forse si è dimenticato che l’Aids non è un video da condividere su facebook.